“Pueblo”, le periferie raccontate da Ascanio Celestini, musica del pontino Gianluca Casadei

“Pueblo”, le periferie raccontate da Ascanio Celestini, musica del pontino Gianluca Casadei
“Pueblo racconta dell’emarginazione degli ultimi, che spesso sfocia in fatto di cronaca, ma fa anche un passo indietro su quelle che sono le loro emozioni e...

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“Pueblo racconta dell’emarginazione degli ultimi, che spesso sfocia in fatto di cronaca, ma fa anche un passo indietro su quelle che sono le loro emozioni e sentimenti”, Ascanio Celestini racconta così Pueblo, lo spettacolo che sarà in scena al teatro Moderno di Latina questa sera alle 21 nell’ambito della stagione targata Atcl.

Pueblo è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con Laika e che getta uno sguardo obiettivo sulla periferia: “Raccontiamo – spiega Celestini - alcuni personaggi che vivono in un pezzo di periferia, tra il parcheggio di un supermercato e quello di un magazzino della logistica. In mezzo c’è un condominio popolare e lì davanti ci sono persone delle quali conosciamo l’esistenza solo quando entrano nelle pagine di cronaca nera dei quotidiani. Prostitute, barboni quelli che, proprio come dice la stampa, faticano ad arrivare alla fine del mese”. Storie ai margini che però esistono sempre: “A me e a Gianluca Casadei - che sarà in scena insieme ad Ascanio Celestini - interessava questo: portare in scena il quotidiano e la concretezza di persone che sono altrimenti condannate o a diventare fatti di cronaca o a scomparire. Far capire cioè che il faro dell’informazione mette in luce spesso solo un frammento e fa il buio su quello che invece sta intorno”.

Pueblo segue il ritmo di Laika, ma racconta le storie di personaggi diversi: barboni, alcoolisti, prostitute, orfani, con un comune denominatore, la periferia: “Chi scrive più o meno racconta sempre quello che conosce, e io nei miei racconti parlo di luoghi che frequento, una periferia di Roma non diversa da quella del resto del mondo”.

Laika, infatti, è in tournèe anche in Francia, raccontando la sua periferia, che è poi la nostra: “Non si tratta solo di un luogo fisico, ma che una maniera di rapportarsi con il mondo. Quando ero ragazzo parlando con gli amici dicevamo: “so ‘annato a Roma”, ma anche noi abitavamo a Roma, eppure la città stava sempre da un’altra parte, perché rimane sempre l’idea di stare un passo fuori dai luoghi che danno un nome alla città che dovrebbe rappresentarci. Andare nei luoghi è uno spostarsi emotivamente. E raccontalo significa parlare di qualcosa che conoscono tutti”. Infine un invito per venire questa sera al Moderno: “Prima di tutto c’è Gianluca Casadei, che è un musicista che gira ovunque ma è di Latina, quindi con lui è uno spettacolo a km 0 – scherza Celestini – e poi perché Pueblo è un racconto per tutti, da chi ama Shakespeare ma anche per chi non ama il teatro”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero