Aprilia, in pieno centro strade di proprietà privata, 60 anni per un esproprio: ora la svolta

Aprilia, in pieno centro strade di proprietà privata, 60 anni per un esproprio: ora la svolta
Sono le strade più conosciute di Aprilia, in pieno centro storico, dove risiedono migliaia di cittadini. Ma sono strade private e nessuno lo sa. O meglio: lo sanno i...

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Sono le strade più conosciute di Aprilia, in pieno centro storico, dove risiedono migliaia di cittadini. Ma sono strade private e nessuno lo sa. O meglio: lo sanno i proprietari, gli eredi Cossettini, che pagano da sessant’anni le tasse per un bene di fatto non più loro, e lo sa il Comune di Aprilia che non vuole espropriare i terreni su cui sorgono quelle strade, altrimenti dovrà pagare parecchi soldi ai legittimi proprietari. Stiamo parlando di corso Giovanni XXIII, che porta a piazza Roma, o via dei Mille, ma anche via Isonzo, via Piave e via Emilia. Aree su cui il Comune riscuote paradossalmente le tasse sui passi carrabili. Dopo cinque anni di cause tra Tribunale amministrativo e Consiglio di Stato, e sentenze anche contraddittorie tra loro, adesso è arrivata la svolta: entro marzo 2021 bisognerà scrivere la parola fine sulla vicenda. E a sancirlo dovrà essere proprio il Consiglio di Stato che, con una sentenza di qualche giorno fa e sconfessando quanto stabilito da altri giudici, ha detto a chiare lettere che c’è bisogno di un verdetto finale, definitivo e inappellabile.


IL BRACCIO DI FERRO
Un braccio di ferro che va avanti da 56 anni. Fu il Consiglio comunale di Aprilia, con delibera del 3 giugno 1964 a decidere l’acquisto di quei terreni, un totale di 435 metri quadrati pagati duemila lire al metro quadrato. Totale: 870 mila lire, mai pagati, tanto da costringere la famiglia Cossettini a fare causa al Comune perché iscrivesse quelle strade al proprio patrimonio immobiliare. Nel frattempo, gli eredi continuano a pagare tasse per un possesso solo sulla carta.


Il 16 dicembre 2015 il Tar ordinò al Comune di Aprilia di perfezionare quell’esproprio di 51 anni prima, addirittura nel 2018 la Regione Lazio nominò un commissario incaricato di andare al Comune e provvedere con le pratiche di esproprio e stabilire la cifra che andava corrisposta agli eredi. Poi intervenne una nuova sentenza, secondo cui “non è necessario alcun atto di pianificazione atteso che l’area risulta essere interamente urbanizzata e consolidata già dagli anni ’70 e precedenti”. Ora il nuovo capitolo: secondo i giudici, infatti, ci deve essere una sentenza che stabilisca se quell’esproprio va fatto o meno. L’udienza dovrà essere fissata entro i primi tre mesi del prossimo anno. Qualora il Consiglio di Stato darà ragione agli eredi Cossettini, il Comune sarà obbligato a quantificare il valore dell’esproprio: con le rivalutazioni monetarie e gli interessi, il conto iniziale di 870 mila lire potrebbe arrivare a circa 350 mila euro. A meno che non decida di percorrere la strada della causa civile, dilatando ancora di più i tempi e facendo lievitare i costi in caso di sconfitta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero