Appalto ambulanze 118, gli operatori non si fidano: «Servono garanzie per l'occupazione»

Appalto ambulanze 118, gli operatori non si fidano: «Servono garanzie per l'occupazione»
Sembra fatta, ma gli operatori non si fidano. La revoca dell’appalto da parte di Ares 118 per affidare il servizio di emergenza dove l’azienda è...

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Sembra fatta, ma gli operatori non si fidano. La revoca dell’appalto da parte di Ares 118 per affidare il servizio di emergenza dove l’azienda è “scoperta” - compresa la provincia di Latina - non convince.

A farsi portavoce dell’allarme che c’è tra autisti, medici e infermieri è Cristian Rapone, segretario provinciale del Si-Cel. «Noi chiediamo di rivedere il bando, perché tanto sarà nuovamente pubblicato, garantire l’attuale tasso occupazionale e che la Regione si faccia carico di verificare i contratti che saranno applicati».

Proviamo a ricapitolare: Ares 118 bandisce la gara, lo fa qualche mese dopo che l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, parla di servizio che deve essere riportato all’interno dell’azienda e dopo che si parla - da anni - di una possibile stabilizzazione di personale che è passato per almeno quattro appalti diversi. Il bando, come prevede la legge, si rivolge ad associazioni di volontariato e prevede due auto mediche in meno per la provincia di Latina (anche se Ares ha sempre detto che le postazioni attuali restano, anzi aumentano le ambulanze infermieristiche) con un costo nel Lazio pari a 42 milioni di euro l’anno.


«L’appalto attuale costa esattamente la metà - dice Rapone - aumenta la spesa ma non conosciamo i parametri per i quali questo avviene». L’esponente sindacale va oltre: «Si parla di volontari, quindi persone che in teoria prendono un rimborso spese o lavorano in nero, inoltre non è previsto il riassorbimento del personale che opera attualmente e la garanzia dei tassi occupazionali». Insomma, se il bando viene riproposto - dopo la proroga a chi gestisce attualmente il servizio - c’è il rischio che da oggi a domani si trovi fuori personale che da oltre dieci anni fa questo lavoro. «La Regione deve fare chiarezza e speriamo si muova - conclude Rapone - non come è stato per i contratti applicati all’appalto attuale, dove era previsto quello della sanità privata e si è proceduto con quelli dell’Anpass». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero