Anziana morta, pm chiede pene fino a 14 anni per gli operatori della casa di riposo

Anziana morta, pm chiede pene fino a 14 anni per gli operatori della casa di riposo
Accusa e difesa si affrontano in tribunale nelle ultime battute del processo per la morte Elisabetta Pinna, l'anziana 85enne che secondo la Procura fu abbandonata nella casa...

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Accusa e difesa si affrontano in tribunale nelle ultime battute del processo per la morte Elisabetta Pinna, l'anziana 85enne che secondo la Procura fu abbandonata nella casa per anziani Villa Sant'Andrea ad Aprilia. Il reato ipotizzato per i 6 imputati è omicidio volontario. Ieri il pubblico ministero Cristina Pigozzo ha parlato a lungo nella requisitoria culminata con richieste di condanna molto pesanti: 14 anni e 3 mesi per Alfio Quaceci (proprietario della società che gestiva la casa di riposo), 14 anni e 4 mesi per Maria Rosaria Moio (operatore socio sanitario); 14 anni e un mese per Georgeta Palade (infermiera professionale), Neomi Biccari (operatore socio sanitario) e Carmelina Maggiordomo (operatore tecnico addetto all'assistenza). Unica richiesta di assoluzione è arrivata per Luciana Liberti, dipendente addetta alle cure per gli anziani.

Nella precedente udienza il medico legale Maria Cristina Setacci aveva testimoniato spiegando che fu la sepsi e poi la polmonite, sviluppatesi durante il ricovero presso la casa per anziani, a provocare la morte dell'anziana. La donna era stata ricoverata nel 2010 dopo la frattura di un femore, in meno di due mesi le sue condizioni precipitarono fino al decesso avvenuto nell'ospedale di Gallarate dove fu trasferita. La donna, secondo la ricostruzione, aveva delle piaghe da decubito che, secondo un medico di Anzio che aveva curato l'anziana, erano legate alla mancanza delle cure basilari. Accuse ampiamente sostenute in aula dagli avvocati di parte civile, Silvia Siciliano e Renato Archidiacono, che ieri hanno riportato una serie di testimonianze che dimostrerebbero le responsabilità degli imputati. C'è anche la posizione del medico legale Marella «il quale - spiegano gli avvocati - ha posto in inequivocabile correlazione l'evento morte con lo stato di sepsi insorto a seguito delle piaghe da decubito». La sentenza è prevista per martedì 27 settembre dopo le arringhe dei difensori. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero