LATINA - Bar e ristoranti, ma anche alberghi, stabilimenti balneari, oltre a parrucchieri o centri estetici. È una rivolta contro le interruzioni del flusso idrico, e...
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LA RABBIA DI CHI NON PUO' LAVORARE
A Latina, è lo stesso Comune a raccomandare ai cittadini di «provvedere in anticipo alle opportune scorte d'acqua, in particolare per gli utenti anziani e per chi abbia difficoltà a beneficiare del servizio di autobotti». Ma la rivolta è esplosa nelle città per le attività commerciali. Numerosi bar e ristoranti del centro del capoluogo, privi di autoclave propria, si lamentano: «Saremo costretti a chiudere, e non è questione solo di non poter servire i caffè: i servizi igienici non saranno praticabili. Una giornata di lavoro persa, con i relativi mancati guadagni». Si salvano quelli dei centri commerciali, dotati di cisterne proprie, come al Morbella, dove gli esercenti assicurano: «Per sei ore (la chiusura è alle 20, ndr) normalmente la riserva è sufficiente». Si pensa a bar e ristoranti, ma ci sono anche i parrucchieri: una di loro, Emanuela Mogno, con un'attività in via Toscana, non ha autoclave propria, né può sapere quanto possano durare la riserva del palazzo: «Non posso assicurare il servizio, quindi dovrò stare chiusa: 6 ore di mancato lavoro, un mancato incasso di 7-800 euro: lo moltiplichi per tutte le volte che succede ogni anno, almeno 3 o 4, ma la bolletta la dobbiamo pagare sempre. Ma perché non lavorano di notte?».
IL GESTORE
Interpellato, il gestore ribatte: «Ogni volta che possiamo farlo, lavoriamo sempre di notte, ma in questa occasione non è possibile: occorre effettuare un cantiere con uno scavo profondo 5 metri e per motivi di sicurezza bisogna farlo di giorno», spiegano dalla società. «Ormai è un bollettino di guerra esordisce Giovanni Acampora, presidente della Confcommercio pontina alcuni alberghi hanno dovuto spiegare ai turisti che non potranno essere praticabili i bagni, gli stabilimenti balneari chiuderanno, come bar e ristoranti. Non è possibile avvertire all'ultimo minuto e se lo scavo non si poteva fare di notte, si poteva scavare di giorno e intervenire sule condotte di notte. Vogliamo l'acqua, e non è un discorso di gestore privato o pubblico: l'acqua è un bene prezioso e deve essere fornita. Questo è il primo tema, accanto alle infrastrutture, su cui come associazione di categoria intendiamo muoverci a settembre. I nostri associati sono indignati e stiamo già valutando possibili azioni, anche presso il Garante». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero