Latina, allarme inquinamento al Sabotino. Il biologo: «Troppi pesci deformi alla foce del Mascarello, è ora di capire perché»

Armando Macali in Antartide
C'era una volta un ragazzo appassionato di mare e di pesci che conosceva la foce del Fosso Mascarello come le sue tasche. Ci andava a pesca. Ora quel ragazzo è...

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C'era una volta un ragazzo appassionato di mare e di pesci che conosceva la foce del Fosso Mascarello come le sue tasche. Ci andava a pesca. Ora quel ragazzo è cresciuto, è un tecnico esperto in monitoraggio ambientale, laureato in Biodiversità e Gestione degli ecosistemi presso Roma 3, ricercatore all'Università della Tuscia dove sta svolgendo un dottorato di ricerca in Ecologia Marina e gestione delle risorse biologiche. E' un curriculum di prim'ordine che ha portato Armando Macali, a dicembre scorso, in Antartide nell'ultima missione dell'Enea. Ma, appena rientrato in Italia, ha letto i giornali e si è ricordato di quei pesci pescati alla foce del Mascarello lui ce li ha ancora, conservati sotto formalina, per un motivo ben preciso: «Erano deformi». L'aveva colpito soprattutto il numero. «La percentuale di quelli malformati era impressionante - racconta - qualcosa come il 30% di quelli pescati».

E non solo pesci d'acqua dolce, ma anche specie marine. «E non una, ma diverse malformazioni. La più impressionante era a carico del sistema scheletrico con la colonna bifida o con una struttura non più lineare ma con angolazioni acute. Con tumori ossei a carico delle vertebre e con uno sviluppo asimmetrico del corpo». Dei piccoli mostri marini. Ce li ha ancora in garage, nei barattoli sotto formalina. «Presentavano anche ulcerazioni tipiche nei soggetti esposti a sostanze inquinanti».
E se fosse colpa del cloruro di vinile? «Credo che sia importante studiare il fenomeno per il bene di questo territorio e a tutela della salute di tutti. Con l'università della Tuscia abbiamo effettuato indagini simili al Lago di Vico e alla centrale di Torrevaldaliga, sarebbe interessante poterlo fare anche a Latina. Oltre alla falda credo sia necessario studiare anche la concentrazione di inquinanti nei corsi d'acqua e alla foce con un approccio simultaneo chimico biologico così da individuare in modo più preciso i rischi ambientali e l'origine dell'inquinamento».

V.B.
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Il Messaggero