Covid in Veneto, 1.550 contagi e altri sette morti. Zaia: «Siamo al semaforo arancione»

Ennesima giornata nera per i contagi in Veneto, che registra un balzo di 1.550 contagi in 24 ore, il dato più alto dall'inizio dell'epidemia. I casi totali di...

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Ennesima giornata nera per i contagi in Veneto, che registra un balzo di 1.550 contagi in 24 ore, il dato più alto dall'inizio dell'epidemia. I casi totali di infetti salgono così a 41.140. Si contano anche 7 vittime in più, per un conteggio complessivo di 2.308 morti. Lo riferisce il bollettino della Regione. Salgono anche i numeri dei ricoveri nei reparti non critici, 600 (+12), e delle terapie intensive, 70 (+4). n isolamento domiciliare vi sono complessivamente 14.323 persone: il dato raccoglie i positivi, che sono 5.861, i viaggiatori pari a 591, i contatti che ammontano a 7.498 e la voce che la Regione cataloga come 'altrì, pari a 445. La provincia che conta il maggior numero di isolati è Venezia con 3.437, seguita da Verona con 3.122, Treviso con 2.764, Vicenza con 1.723, Belluno con 1.206, Padova con 1.128 e Rovigo con 927.

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«Se paragonassimo la situazione a un semaforo, oggi siamo al semaforo arancione. Abbiamo lasciato il verde. Dire che la situazione è sotto controllo è una grande parola, però è pur vero che in questo momento abbiamo 70 persone in terapia intensiva e 580 persone ricoverate. La punta massima di marzo è stata 356 persone in terapia intensiva e 2.400 ricoverati. La crescita è più lenta e il 96-97% dei positivi non sviluppa sintomi. Questo non vuol dire che dobbiamo fare la festa della liberazione e dobbiamo essere sul pezzo, pronti al peggio». Così, sulla situazione Covid in Veneto, a Sky TG24, il governatore della Regione Veneto Luca Zaia.

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«Il motivo - ha aggiunto - dovremmo chiederlo agli scienziati, se riescono a spiegarselo senza litigare tra di loro, ma io so che clinicamente noi abbiamo più incremento di pazienti non critici negli ospedali ma le terapie intensive ancora tengono». In questo momento «ci sta preoccupando il tema delle case di riposo, siamo l'unica regione che fa i test tra gli operatori e gli ospiti ogni sette giorni, però quando il virus entra nelle case di riposo fa danni».

 

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Il Messaggero