Il boss Zagaria ingestibile: cacciato dal secondo carcere in pochi mesi

Il boss Zagaria ingestibile: cacciato dal secondo carcere in pochi mesi
Deve aver esagerato talmente tanto che, dopo l’apertura del decimo procedimento disciplinare, a L’Aquila hanno realizzato che di lui non ne potevano veramente...

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Deve aver esagerato talmente tanto che, dopo l’apertura del decimo procedimento disciplinare, a L’Aquila hanno realizzato che di lui non ne potevano veramente più. E così, in gran segreto, ma non troppo, il capo dei capi è stato trasferito per la terza volta in meno di due anni. Passa dal penitenziario abruzzese al carcere di massima sicurezza di Tolmezzo. Agenti aggrediti, minacce ai pm, invettive su presunte pressioni atte a farlo pentire. Michele Zagaria non si è fatto mancare veramente niente.


L’ultimo episodio risale a quindici giorni fa con le accuse ai pm Maurizio Giordano e Catello Maresca: «Ho ricevuto pressioni da agenti che mi chiedevano di ricucire lo strappo con Maresca». Ma prima ancora, sfasciò le telecamere della cella di Opera, dove ha passato gli ultimi anni prima del trasferimento, nel maggio scorso, a L’Aquila. In due mesi, per undici volte, minacciò gli agenti penitenziari, gli psichiatri e lo stesso direttore del carcere di Opera. Undici episodi oggetto di un’indagine in capo alla Procura di Milano avvenuti nel maggio scorso, dopo circa 950 giorni di isolamento. Secondo quanto reso noto, il 18 maggio disse allo psichiatra: «Il direttore lo paragono a una busta dell’immondizia e io l’immondizia la butto fuori».

La frase rivolta agli psichiatri, sarebbe invece stata: «Come hanno fatto mettere a me la busta in testa, così io posso farla mettere a loro». In alcuni casi, prevedendo provvedimenti disciplinari, avrebbe cercato di intimidire gli agenti. «Se quel rapporto esce io prendo 15 giorni di isolamento quindi... strappate il foglio». L’episodio più clamoroso risale però al 16 novembre del 2017. Mentre era collegato col tribunale di Napoli afferrò il filo del telefono e mimò il gesto dell’impiccagione. Tre giorni dopo, si disse «vittima dei pentiti e della politica che è più sporca della malavita. Al 41 bis vivo in condizioni disumane». 
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Il Messaggero