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Con i suoi 13.000 metri quadrati di estensione, il “West Star” - letteralmente “Stella d'Occidente” - è il bunker antiatomico più grande d'Italia. Scavato nella roccia del monte Moscal dal Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, l'imponente rifugio si trova ad Affi, un piccolo comune della provincia di Verona in Veneto. Con l'intensificarsi del conflitto in Ucraina e la minaccia di una guerra nucleare, molti cittadini dei paesi europei sono corsi a cercare il rimedio estremo. Tantissime le richieste di una fortificazione militare difensiva, soprattuto in Svizzera e in Francia, dove i bunker «familiari» dell'azienda francese leader del settore, Amesis Bat, vanno a ruba. Ma se la situazione dovesse davvero precipitare, in che condizioni si troverebbero i nostri connazionali? E dove potrebbero rifugiarsi? Ad oggi praticamente da nessuna parte, se non, appunto, ad Affi, dove il West Star potrebbe resistere ad una bomba di 100 chilotoni, cinque volte più potente di quella sganciata su Hiroshima.
“West Star”, la storia
Il bunker, costruito tra il 1960 e il 1966, fungeva da centro strategico per l'organizzazione delle esercitazioni della Nato, intenta a mantenere l'equilibrio nello scacchiere nord orientale italiano. L'ultima esercitazione che avvenne in questa base, di cui si ha memoria e traccia, fu quella del novembre 2004. Circa tre anni dopo è stato dismesso dagli Alleati, per passare in gestione ad un reparto di difesa militare italiano di Padova. Nel febbraio 2010, persa oramai la sua valenza strategico-militare, la Regione Veneto ha stanziato dei fondi, per la valorizzazione turistica culturale del rifugio e, dal 2018, la proprietà è passata ufficialmente al comune di Affi, che intende farne un museo sulla Guerra Fredda.
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Il Messaggero