OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Sicuramente siamo nel pieno della terza ondata» di Covid-19 «e i contagi continueranno a salire». Ma «ciò non significa che sia necessario chiudere tutta l'Italia» con un lockdown generalizzato, secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ad 'Agorà' su Rai 3. «Sicuramente è necessario» invece «rafforzare le restrizioni in alcune aree del Paese dove le varianti» di Sars-CoV-2 «circolano di più e dove vi è pressione sui reparti ospedalieri», precisa il medico ed esponente del Movimento 5 Stelle, all'indomani delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza coronavirus che caldeggia chiusure nei fine settimana.
I vaccini
«Chiedo già da un bel pò di tempo di aumentare il numero di vaccinazioni» anti-Covid «utilizzando una sola dose» subito per il numero maggiore possibile di cittadini, per tutti i vaccini disponibili e «non solo per quello di AstraZeneca». Secondo il sottosegretario alla Salute «questa è la strategia che dobbiamo attuare ora»: un approccio che «deve essere adottato adesso» e che «non è procrastinabile», avverte il medico ed esponente del Movimento 5 Stelle. «Abbiamo 1,5 milioni di dosi vaccinali ferme nei frigoriferi in attesa dei richiami - spiega Sileri - L'evidenza scientifica mostra che già la prima dose dà un'immunità sufficiente a proteggere dalla forma grave della malattia. Quindi ritardare la seconda dose, anche per i vaccini a mRna» di Pfizer/BioNTech e di Moderna, «di 2-3 settimane, in questo momento è ragionevole. Confidando naturalmente nelle consegne crescenti che ci sono già ora, che continueranno a marzo e aumenteranno ad aprile».
Passare al modello 'una dose subitò «proteggerà i soggetti più fragili», sostiene Sileri. «Oggi - precisa - abbiamo 1,5 milioni di anziani che hanno già avuto la prima dose di vaccino: significa che abbiamo il 25% degli over 80 che difficilmente prenderanno la malattia in forma grave e difficilmente andranno in ospedale».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero