​Vaccini, il Lazio va avanti: parte l’obbligo fino a 16 anni

Vaccini, la Regione Lazio va in direzione opposta alla maggioranza giallo-verde che guida il Paese. Se in Parlamento si sta discutendo della nuova legge che annacqua il principio...

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Vaccini, la Regione Lazio va in direzione opposta alla maggioranza giallo-verde che guida il Paese. Se in Parlamento si sta discutendo della nuova legge che annacqua il principio dell’obbligatorietà introducendo la «flessibilità», la giunta di Zingaretti martedì prossimo approverà una provvedimento che conferma una linea differente. In sintesi: a Roma e nelle altre quattro province laziali anche nel prossimo anno scolastico, il bambino entrerà in classe alle materne solo se vaccinato. Non solo: alle elementari e alle medie inferiori (e nei primi due anni delle superiori), dunque tra 7 e 16 anni, se in classe c’è uno studente immunodepresso che è a rischio, prevale il suo diritto alla salute: i compagni devono essere vaccinati altrimenti non possono frequentare la scuola.


Epidemia di morbillo, a New York scuole e spazi pubblici vietati ai bimbi non vaccinati

Si tratta anche di una risposta legislativa a un recente caso di cui si è parlato molto a Roma: Matteo, 8 anni, era stato sottoposto alla chemioterapia per curare la leucemia, ma quando si è trattato di tornare a scuola sono emersi i problemi, perché cinque compagni non erano vaccinati. Intervenne l’Asl Roma 2, tutti si misero in regola, e alla fine c’è stato un epilogo positivo. Ma resta il problema: cosa succederà nel prossimo anno scolastico, quando la nuova legge in discussione in Parlamento eliminerà la lista dei vaccini obbligatori previsti dalla legge Lorenzin che chiude le porte della materne ai bimbi da 0 e 6 anni se non in regola? Inoltre, visto che si sta parlando di scuola dell’obbligo, anche ora alle elementari è prevista solo una multa, dunque non si risolve il problema dei bimbi immunodepressi. Da qui parte la scelta della Regione Lazio: il provvedimento arriverà in giunta martedì, poi dovrà esserci il passaggio in consiglio regionale (dove sono prevedibili toni accesi visto che sono presenti sia esponenti della Lega, sia alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle che non hanno mai nascosto la loro linea no vax). Alla fine del percorso, se non ci saranno imprevisti, si creerà comunque un doppio binario. Ricapitolando: a livello nazionale, il Parlamento sta varando una legge sostenuta dal ministro della Salute, Giulia Grillo, che ridimensiona l’obbligatorietà, introducendo la flessibilità. In sintesi: i vaccini saranno obbligatori, se passerà questa legge, solo se ci saranno problemi di copertura vaccinale e di possibili epidemie in un determinato territorio.


A livello regionale, invece, il Lazio introduce un principio più rigoroso che in parte conferma la filosofia della legge Lorenzin (da 0 a 6 anni si può frequentare la materna solo se in regola con i vaccini), in parte prevede maglie più strette fino a 16 anni, perché in caso di presenza in classe di studenti immunodepressi (non possono vaccinarsi, ma rischiano di essere contagiati), tutti i compagni entrano a scuola solo se vaccinati. Ieri, dopo che i siti hanno rilanciato la notizia di un emendamento della Lega e dei 5 Stelle alla legge in discussione in Parlamento secondo cui si può andare a scuola anche senza essere vaccinati, il governatore Nicola Zingaretti (nonché segretario del Pd) ha ribattuto: «Il Governo vuole eliminare l’obbligo vaccinale. Nel Lazio invece faremo di tutto per garantirlo perché la salute dei bambini viene prima di ogni cosa». Aggiunge l’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato: «Non si può arretrare sulla tutela dei più piccoli».
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Il Messaggero