Impiegata fa sparire 278mila euro dalle casse della sua azienda: «Sono malata di gioco»

Il caso a San Vendemiano (Treviso​)

Impiegata fa sparire 278mila euro dalle casse della sua azienda: «Sono malata di gioco»
SAN VENDEMIANO - Dipendente infedele sottrae alla casse dell’azienda 278mila euro. Piccoli “prelievi” che potevano passare inosservati. Il problema era la...

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SAN VENDEMIANO - Dipendente infedele sottrae alla casse dell’azienda 278mila euro. Piccoli “prelievi” che potevano passare inosservati. Il problema era la frequenza: ogni giorno, o quasi, la donna si appropriava di somme che trasferiva dal conto corrente dell’azienda al proprio. Oppure ricaricava proprie carte prepagate. E, alla fine, si era pure inventata un dipendente “fantasma” a cui pagava lo stipendio ma, ad incassare, era lei. Una specie di bancomat quotidiano a cui attingeva perchè sarebbe stata “malata” di gioco. Ma si è anche detta pronta a risarcire l’enorme cifra che ha fatto sparire dalle casse della Serigrafia Diemme srl di San Vendemiano (Treviso) in periodi diversi, dal 2017 al 2020. L’impiegata infedele, condannata una prima volta nel 2018 con decreto penale è stata pescata di nuovo con le mani nel sacco, due anni dopo. La storia è raccontata da Il Gazzettino.

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GLI AMMANCHI

La storia che le carte processuali raccontano è lunga e complessa. Il processo cominciato ieri in tribunale a Treviso per il furto di 80mila euro - il titolo di reato è stato derubricato da appropriazione indebita in furto - è un tassello di un’attività predatoria che la donna ha messo in essere nel tempo. Pescata con le mani nel sacco una prima volta, per appropriazione indebita di 198mila euro, non era stata licenziata dalla ditta per la quale lavorava in quanto si era detta pronta a risarcire il danno, ripagando con una parte del proprio stipendio quanto aveva indebitamente prelevato. Ma le cose non erano andate come sperava il titolare dell’azienda. La 42enne, per foraggiare il proprio vizio del gioco, ha pensato bene di tornare a prelevare i soldi che le servivano proprio dalle casse della stessa azienda che aveva chiuso un occhio sui primi, vistosi, ammanchi. Così, ieri in tribunale è venuta alla luce l’intera vicenda. L’avvocato di parte civile, Patrizia Vettorel del foro di Venezia, ha fatto presente al giudice Francesco Sartorio che l’imputata non deve rispondere solo dell’ammanco di 80mila euro ma che era già stata condannata con decreto penale a due mesi e 15 giorni di reclusioni oltre a 250 euro di multa per la sottrazione di altri 198mila euro.

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LA STORIA

Andiamo con ordine. La prima appropriazione indebita, per la cifra di 198mila euro, viene messa in atto dal 29 giugno del 2017 al 6 giugno dell’anno successivo. La donna, impiegata amministrativa addetta a tenere i conti della Serigrafia Diemme srl, era fornita di chiavetta e codici home banking per accedere alla banca Unicredit, filiale di San Vendemiano, ed effettuare elettronicamente tutti i pagamenti relativi all’attività della società a responsabilità limitatata. La 42enne ha effettuato dunque senza autorizzazione della ditta e a sua insaputa, dei bonifici bancari sul proprio conto corrente e delle ricariche delle sue prepagate. Era riuscita a nascondere i prelievi e gli ammanchi “truccando” i bilanci. Tanto è vero che per un anno nessuno, in ditta, si è accorto di nulla. Poi, verifiche e controlli hanno fatto emergere l’ammanco. E nel secondo episodio, verificatosi invece tra ottobre 2019 e febbraio 2020 relativo all’ammanco di 80mila euro, la tecnica sarebbe diventata più sofisticata. L’imputata, che aveva dovuto consegnare chiavetta e codici bancari, effettuava i pagamenti degli stipendi dei dipendenti e avrebbe realizzato operazioni cumulative pagando anche lo stipendio a un dipendente “fantasma” in più. Pagamento che emergeva solo se si faceva “esplodere” la pratica aprendo, con l’apposito tasto sul computer, l’intera operazione. Processo aggiornato all’8 aprile.

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Il Messaggero