TREVISO - «Mio figlio era un bravo ragazzo. Non doveva morire così su quello scooter. Ma da qualche tempo aveva cominciato a frequentare cattive compagnie. E ora...
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Rubano uno scooter e si schiantano all'una di notte contro un muro: morti due ventenni marocchini
IL DRAMMA
In via Vittorio Veneto, a Biban di Carbonera, ieri pomeriggio sono arrivate decine di amici e parenti, tutti sconvolti per quanto accaduto. «Bashir è morto? Non ci posso credere, non ci posso credere» scoppia in lacrime un giovane amico del 17enne. Dall’interno della casa in cui si è trasferita la famiglia Balde, a poche centinaia di metri dal luogo dell’incidente, si sentono le urla disperate della mamma di Bashir. Le vicine di casa sono attonite, e si rendono subito disponibili a tenere per lei la piccolina, che scorrazza inconsapevole nel giardinetto di fronte alla strada. Ma la comunità guineana di Treviso non ha fatto mancare il proprio sostegno. Decine di amici e parenti sono arrivati per cercare di dare supporto a Billo, a sua moglie e al figlio maggiore.
LO SFOGO
È proprio quest’ultimo a puntare il dito contro le amicizie del 17enne. «Da qualche tempo non riuscivo più a capire cosa gli passasse per la testa - afferma il fratello -. Era sempre in giro, si trovava in centro con un gruppetto di amici che non mi piacevano. Io gli dicevo sempre: rimani a casa, qui non ti manca niente, dove stai andando? Anche lunedì sera. Non so con chi fosse, ma visto quello che è successo non posso che pensare male dei suoi amici».
Bashir, lo si vede anche in alcune foto pubblicate su Facebook, era uno dei tanti giovani che bazzicano nei parchi pubblici della città, nella zona di Sant’Andrea. «Andava sempre alla stazione delle corriere, si trovavano lì. A fare cosa non lo so. So solamente che non meritava di morire così. Era il mio fratellino. E me l’hanno portato via». «Siamo sconvolti - dice un amico di famiglia dopo aver abbracciato per due lunghissimi minuti Billo Balde -. Morire così, a 17 anni, è qualcosa che neanche si riesce a concepire. Ora vogliamo capire bene cosa sia successo, cosa avessero fatto quella sera i ragazzi, e soprattutto come mai fossero in sella a un mezzo rubato».
L’ipotesi al momento è che il furto del motorino fosse semplicemente legato alla necessità di spostamento dei due amici. Ma probabilmente il 21enne Es Safi, non si era reso conto della potenza del motore del Kymco e, soprattutto, non aveva fatto i conti con l’asfalto bagnato. Sembra essere stata esclusa, infatti, l’ipotesi che i due amici fossero inseguiti da qualcuno. Il proprietario del motorino, infatti, non si era nemmeno reso conto del furto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero