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La terza linea della metropolitana di Roma è rimasta chiusa ieri per tutta la mattina non per un guasto o per un’agitazione sindacale proclamata seguendo la legge. Ma perché sei degli otto addetti al controllo, in gergo gli agenti di linea, necessari al funzionamento non si sono presentati al lavoro: o meglio, si sono dati malati senza dare all’azienda il tempo di sostituirli. Malattie dietro le quali molti sospettano uno sciopero bianco. Risultato? La linea C ha aperto soltanto alle 10.30 e per cinque ore i pendolari che usano questa direttrice per raggiungere la periferia Est della Capitale al Centro si sono affollati sulle banchine degli autobus, in attesa delle poche navette disponibili per portali a destinazione. E anche su questi mezzi si sono avuti ulteriori assembramenti, non certamente la situazione ottimale in tempo di Covid, con la curva dei contagi ancora alta e la necessità sempre più impellente di mantenere il distanziamento minimo.
Roma, mancanza di personale: Metro C chiusa fino alle 10.30. Inchiesta dell'Atac sugli assenti
IL RICATTO
Atac ha parlato ufficialmente di stop a «causa indisponibilità di personale». Ma ha subito fatto sapere che «l’azienda sta controllando i documenti giustificativi giunti da parte del personale assente, anche per valutare eventuali azioni davanti alle autorità». Ufficiosamente alcuni dirigenti spiegano: «Si è trattato di uno sciopero bianco, di una forma di pressione, anzi di un ricatto da parte di alcuni dipendenti in un momento in cui si è aperto un tavolo sindacale molto delicato».
DOMANI SI REPLICA
Domani intanto il trasporto pubblico si ferma per 4 ore per uno sciopero - autorizzato - dell’Usb, che rischia di creare ulteriori assembramenti in una fase delicata come questa. Intanto, quanto avvenuto ieri, finisce per scatenare forti polemiche contro la giunta Raggi e la stessa Atac, che sconta non pochi problemi nella gestione del suo personale. Durissimo il Pd capitolino in una nota: «Anziché evitare assembramenti, l’amministrazione Raggi li incentiva». Il renziano Luciano Nobili parla di «uno scandalo nazionale che ha prodotto enormi disagi» e chiede alla sindaca di riferire in Parlamento. Carlo Calenda, candidatosi al Campidoglio per Azione, nota che «i romani vengono piantati in asso da un’amministrazione inetta e incapace».
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