A tre anni dal suicidio di Tiziana Cantone, gli Stati Uniti avviano un'indagine sui suoi video ancora presenti in rete. «Finalmente qualcosa si è mosso a...
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Tiziana Cantone, video hot ancora online. Inchiesta in America: 103 nomi nel mirino
«Anche io spesso penso di farla finita come ha fatto Tiziana perché da tre anni non cambia niente. Sono delusa dai 5Stelle, nei quali credevo, ma qui in Italia i politici non fanno niente per cambiare la situazione e i giudici archiviano sempre. Solo grazie ad un team statunitense di investigatori informatici sto riacquistando un po' di speranza».
Maria Teresa Giglio si riferisce all'indagine nata negli Usa che porterà finalmente alla cancellazione di tutti i video che ritraggono Tiziana Cantone. «Un giorno mi contatta l'avvocato Luciano Faraone dello Studio Bernardini De Pace di Roma - spiega Maria Teresa Giglio - dicendomi che c'è un team che si chiama Gruppo Emme, composto da hacker statunitensi e investigatori informatici che lavorano in modo legale e che occupandosi di copyright hanno scoperto per caso una miriade di siti pedopornografici in cui c'erano ancora i video di Tiziana».
«Si chiama 'Metodo M' - spiega ancora Maria Teresa Giglio - e questo team si occuperà di individuare sia i server che pubblicano questi video illegali, tra cui ce ne sono anche alcuni cinesi, sia di denunciare l'azienda che li nasconde, che ne garantisce l'anonimato ovvero fa in modo che i responsabili dei vari siti non vengano individuati. Ci vogliono leggi che valgono in tutti i Paesi e devono responsabilizzare questi colossi che non possono passarla liscia. Mia figlia è ancora in rete perché fa ancora guadagnare tanto. Io sono con i 5 stelle ma questo governo nemmeno si muove per quanto accaduto a Tiziana. Nessuno muove un dito aspettano che anche io mi tolga la vita».
La speranza della mamma di Tiziana Cantone, dunque, è che «grazie a questo team statunitense si farà in modo che si cancelleranno tutti i video esistenti in rete. «Due server stanno a Milano - precisa Maria Teresa Giglio - e la maggior parte sono italiani che guadagnano ancora con i video di mia figlia. La mia battaglia non si fermerà mai - conclude Maria Teresa Giglio - perché non è solo per Tiziana ma è per tutte le donne vittime del revenge porn, che è una violenza sia fisica che psicologica».
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Il Messaggero