Terrorismo, controlli in cella anche in Italia: a cominciare dal carcere di Traini

Massima allerta per i luoghi di culto, dalle moschee alle sinagoghe, alle chiese. E verifiche a tappeto nelle carceri di tutta Italia, per controllare le reazioni di detenuti...

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Massima allerta per i luoghi di culto, dalle moschee alle sinagoghe, alle chiese. E verifiche a tappeto nelle carceri di tutta Italia, per controllare le reazioni di detenuti islamici radicalizzati e di estremisti di destra alla strage di Christchurch, in Nuova Zelanda. I controlli dell'Antiterrorismo partono dall'istituto penitenziario di Montacuto, ad Ancona, dove si trova Luca Traini. Il rischio di ritorsioni è considerato alto, visto che, su uno dei fucili utilizzati da Brenton Tarrant per uccidere quarantanove fedeli durante l'ora di preghiera in due moschee, c'era anche il nome del trentenne di Macerata, condannato a 12 anni di reclusione per il raid xenofobo in cui, nel febbraio dello scorso anno, rimasero feriti sei migranti.


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IL COMITATO
Anche se dal ministero dell'Interno fanno sapere che non risultano rapporti tra Tarrant e l'Italia, le indagini sono già iniziate. Il nome del terrorista australiano non era mai stato segnalato alla nostra intelligence - è stato svolto anche un controllo approfondito sui suoi contatti all'estero - ma il pericolo che ora qualcuno possa emularlo esiste. A 24 ore della strage, ieri, il Viminale ha riunito in via straordinaria il Comitato di analisi strategica antiterrorismo e ha impartito direttive finalizzate a «evitare il rischio emulazione» e di fenomeni di ritorsione. Una decisione presa all'indomani delle dichiarazioni del ministro Matteo Salvini, che avevano suscitato polemiche: «L'unico estremismo che merita di essere attenzionato è quello islamico», aveva detto a Napoli, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se, dopo i fatti di Christchurch, ci fosse da preoccuparsi anche in Italia. Parole definite «folli» da Matteo Renzi e sulle quali ieri il vicepremier è tornato: «Ribadisco che gli elementi che abbiamo non ci danno allarmi su estremismi di destra o di sinistra. Sono fenomeni fortunatamente marginali. Il maggior numero di controlli che firmo io e le risultanze dei servizi di intelligence mi dicono che il fenomeno più attenzionato è quello dell'integralismo islamico».
 
Dalla riunione del Casa intanto è emerso che «l'eventualità di ritorsioni ad opera di ambienti radicali» effettivamente esiste, ed è pari al rischio di atti di emulazione. Per questo motivo è stata disposta «una rinnovata attività di monitoraggio». Che partirà, appunto, dal monitoraggio nelle carceri, dove è più frequente assistere a fenomeni di radicalizzazione. Ma non solo. È stato anche moltiplicato il lavoro d'intelligence per tenere sotto osservazione i soggetti pericolosi già schedati. Sono in corso intercettazioni e controlli serrati sul web, tra chat, blog e social network. Compresi i siti che addestrano online aspiranti giustizieri neonazisti, gruppi antisemiti e xenofobi. Un recente studio del Simon Wiesenthal Center ne ha identificati circa 12mila. Sono stati anche intensificati i contatti con forse di polizia e servizi segreti di altri Paesi per lo scambio di informazioni.

LA CIRCOLARE

A poche ore dalla strage, anche il Dipartimento di Pubblica Sicurezza aveva chiesto massima attenzione, soprattutto ai luoghi di culto, con una circolare riservata a prefetture e questure. Un atto accompagnato dall'invito ad attivare tutte le fonti investigative «al fine di raccogliere ogni informazione circa l'eventuale pianificazione delittuosa». Sul fronte delle indagini, le forze di polizia italiane hanno garantito la massima collaborazione internazionale. «I nostri apparati di sicurezza restano vigili per monitorare la situazione. Abbiamo la fortuna di contare su forze di polizia e intelligence tra le migliori al mondo, ma non abbassiamo la guardia - ha dichiarato ancora Salvini - Non ci sono evidenze di rischi organizzati: stiamo attenzionando che non ci siano azioni o reazioni dall'una o dall'altra parte in territorio italiano. Da quello che ci risulta l'attentato non è riconducibile a una rete, a un legame, a una strategia ma a degli infami, delinquenti che non si possono commentare».
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Il Messaggero