Amatrice, il terremoto continua: «Stessa sequenza dal 2016», una serie ininterrotta di 11mila scosse

Non c'è pace per moltissimi italiani che vivono nell'Italia centrale. Dal quel maledetto 24 agosto di tre anni fa, quando si è verificata una scossa di...

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Non c'è pace per moltissimi italiani che vivono nell'Italia centrale. Dal quel maledetto 24 agosto di tre anni fa, quando si è verificata una scossa di terremoto di magnitudo 6 tra Amatrice e Accumoli, la terra non ha mai smesso di tremare. A causa di questa terribile sequenza sismica, che sembra non avere mai fine, sono morte circa 300 persone e migliaia e migliaia sono ancora gli sfollati.


Terremoto vicino a Macerata, paura nella notte: epicentro tra Castelsantangelo, Norcia e Arquata

Terremoto, sciame di scosse nella notte fra Lazio, Umbria e Marche nelle zone del sisma del 2016
 



Per molti ancora non sembra esserci tregua. In questi lunghissimi 3 anni, infatti, sono stati registrati oltre 111mila eventi. Scosse di magnitudo variabile, più basse della prima che ha dato il via a tutto. Ma distintamente avvertite tra Lazio, Umbria e Marche. Dal primo settembre a oggi, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) avrebbe registrato ben più di 700 eventi in un raggio di 30 chilometri. «Questo ci suggerisce che l'area mostra tuttora una attività sismica significativa», sottolinea Lucia Margheriti, primo ricercatore dell'Osservatorio Nazionale Terremoti dell'Ingv e attuale responsabile del gruppo di lavoro del Bollettino Sismico Italiano.

A MACERATA
L'ultimo evento è avvenuto proprio ieri. Precisamente a Macerata, nelle Marche. L'epicentro è stato registrato a Castelsantangelo sul Nera, ma la scossa di magnitudo 3 è stata avvertita anche in Umbria. I comuni toccati più da vicino dal fenomeno sono più o meno gli stessi: Norcia, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco, Ussita, Preci, Visso, Accumoli, Montefortino, Acquasanta Terme, Bolognola e Cascia. Anche questo non è un evento nuovo. «La sequenza sismica è sempre quella che ha interessato, e che continua a interessare, l'Appennino centrale con numerose scosse», sottolinea Margheriti. Anche se alcuni di questi terremoti sono stati avvertiti piuttosto intensamente, gli scienziati li identificano come afertshocks, ovvero scosse di assestamento.

«Tutti questi eventi - riferisce l'esperta - rientrano in una normale evoluzione di sequenza sismica. Le faglie hanno generato uno stato di stress e la sequenza è in atto per ricostituire una situazione di equilibrio. Processo questo che purtroppo sappiamo che può durare anche molti anni». In tutto ciò, per quanto drammatico sia, non c'è nulla straordinario. Niente che stupisca gli esperti che conoscono bene i movimenti nel sottosuolo di quest'area. «È proprio questa la dinamica tipica dei terremoti dell'Appennino: sappiamo che c'è un lento e costante allontanamento della costa tirrenica da quella adriatica», spiega Margheriti. Si tratta di un processo geologico che dura da diverse centinaia di migliaia di anni: lo stiramento della crosta terrestre. L'Appennino si sta dunque allargando, dall'Adriatico al Tirreno. «Questo è il motore principale all'origine dei terremoti che interessano l'Appenino», conferma Margheriti.

Impossibile prevedere quando l'Italia centrale smetterà finalmente di tremare. La logica vuole che man mano che passa il tempo le scosse di assestamento diventino sempre meno intense e frequenti. Ma la verità è che noi la logica dei terremoti la conosciamo ancora molto poco. «Non possiamo prevedere cosa succederà», ammette Margheriti. Nel bene e nel male. «La sequenza sismica potrebbe esaurirsi nel tempo con scosse sempre più lievi, ma non possiamo affatto escludere terremoti di magnitudo più alta», aggiunge. Più alta anche della terribile scossa dell'estate di tre anni fa.


Poche cose sappiamo con relativa certezza. La prima è che quest'area è da sempre considerata sismicamente attiva. Non solo. «Grazie alle mappe di pericolosità sappiamo anche quali sono le aree più a rischio e, quindi, quelle su cui bisogna maggiormente intervenire e fare attenzione», dice Margheriti. Con i terremoti è sempre così: per evitare che facciano danni, più o meno gravi, bisogna agire prima. Una lezione, questa, che ancora facciamo fatica ad apprendere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero