MILANO L’ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, arrestato lo scorso 7 maggio nella maxi inchiesta milanese su un giro di tangenti e appalti pilotati, è...
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«NON E’ STATO CORROTTO»
Come spiega l’avvocato Luigi Giuliano, che difende l’ex consigliere comunale insieme al legale Nadia Alecci, Tatarella poco fa ha avvisato i suoi familiari che andranno a prenderlo nel carcere di Busto Arsizio (Varese), dove nei giorni scorsi il politico era stato trasferito dal carcere di Opera. Tatarella, accusato di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito, esce dal carcere dopo quasi quattro mesi dal blitz della Dda che a maggio ha portato a 43 misure cautelari, tra cui quelle per l’ex consigliere lombardo di FI Fabio Altitonante (ai domiciliari e di recente tornato libero) e Nino Caianiello, ex esponente di FI a Varese e presunto «burattinaio» del sistema di mazzette, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti alla politica. Tatarella, che era anche candidato alle Europee (non eletto), dopo l’arresto si è subito dimesso dopo dalla carica di consigliere comunale. La sua difesa nel chiedere la scarcerazione ha contestato, in particolare, l’accusa di corruzione. «Tatarella non è stato corrotto» dall’imprenditore della Ecol-service Daniele D’Alfonso e, se i pm vogliono ipotizzare che abbia preso soldi per facilitarlo negli appalti Amsa (l’azienda milanese dei rifiuti), al massimo si può contestare un «traffico di influenze illecite» che non giustifica, da codice, la custodia cautelare in carcere, ha sostenuto in udienza l’avvocato Giuliano. Anche l’ex consigliere forzista ha preso la parola davanti ai giudici: «Non ho mai creduto ad alcun complotto politico, è una vicenda che mi è capitata e ho scelto di difendermi nelle sedi opportune, mi sono dimesso per separare le questioni istituzionali e politiche da quelle giudiziarie», ha detto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero