Tamponi illegali fatti da un macellaio, tre denunciati a Trento e 900 test sequestrati

Tamponi illegali fatti da un macellaio, tre denunciati a Trento e 900 test sequestrati
Novecento tamponi sequestrati e tre persone denunciate a Trento. I carabinieri di Bolzano e i Nas hanno accertato nel corso di un'ispezione in un centro tamponi che un...

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Novecento tamponi sequestrati e tre persone denunciate a Trento. I carabinieri di Bolzano e i Nas hanno accertato nel corso di un'ispezione in un centro tamponi che un infermiere eseguiva il prelievo di campioni biologici utilizzando un tipo di tampone per la rilevazione del SARS-CoV-2 non compreso tra quelli riconosciuti dalla Commissione Europea per il rilascio delle certificazioni verdi «green-pass».

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I dati inseriti nel sistema della Asl

L'inserimento dei risultati dell'esame diagnostico veniva quindi inserito da un collaboratore «di professione macellaio» nel sistema informatico dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, indicando fraudolentemente il codice di un dispositivo medico diagnostico in vitro regolarmente approvato dall'Autorità europea per il rilascio della citata documentazione. L'infermiere, un 47enne romano, e il macellaio, 44enne bolzanino, sono stati quindi denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Bolzano ipotizzando a loro carico il reato di falso in atto pubblico continuato in concorso. Insieme a loro dovrà rispondere della segnalazione dei carabinieri anche il titolare della struttura dove venivano eseguiti i tamponi, un imprenditore 62enne della bassa atesina. I militari dell'Arma hanno sottoposto a sequestro penale 906 tamponi ancora da utilizzare e un personal computer.

Ora da quest'ultimo saranno estrapolati i nomi delle persone che avevano avuto l'inserimento dell'esito del tampone nel sistema informatico ASDAA/SABES che saranno interrogati dai carabinieri per verificare anche se gli utenti fossero informati del tipo di dispositivo medico impiegato, considerato che di fatto sono stati frodati (sebbene tale ipotesi di reato non si persegua d'ufficio ma a richiesta di chi si dovesse ritenere imbrogliato).

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Il Messaggero