«Hiv, l'untore Valentino Talluto non si pente: niente sconti»

«Hiv, l'untore Valentino Talluto non si pente: niente sconti»
Ha speculato sui sentimenti delle vittime. E non ha mai dato segni di pentimento. Con una motivazione di quaranta pagine i giudici della terza Corte d'Assise di appello hanno...

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Ha speculato sui sentimenti delle vittime. E non ha mai dato segni di pentimento. Con una motivazione di quaranta pagine i giudici della terza Corte d'Assise di appello hanno spiegato perché Valentino Talluto, l'untore di Hiv accusato di aver contagiato una trentina di partner, non meritava sconti di pena.


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La riduzione della condanna dai 24 ai 22 anni è giustificata dalla Corte presidente Andrea Calabria - solo dal mancato riconoscimento delle tentate lesioni su quattro partner (non contagiate), oltre ai 32 casi di trasmissione considerati certi. E i giudici si spingono oltre: insinuano un potenziale vuoto normativo senza il quale per l'imputato si sarebbe potuto profilare non il reato di lesioni gravissime, ma l'epidemia dolosa come sollecitato dal pg.

«L'Hiv - spiegano - non viene considerato un morbo a sviluppo rapido. E soprattutto il reato ipotizzato dal legislatore nel 1930 prevede che la materia contagiosa, cioè i germi, siano separati da chi li diffonde (ossia il contagio prevede sempre l'intervento della mano umana). E quindi impedisce di ritenere che il contagio umano possa qualificarsi come epidemia in senso giuridico». Respinte anche le attenuanti generiche chieste dalla difesa e dal procuratore generale Simonetta Matone. «Il pg - è la premessa della Corte - ha sostenuto in sede di discussione la tesi del contagio punitivo originato dal trauma patito da Talluto per la morte di Aids della madre. E per le stesse ragioni, per l'incensuratezza, aveva chiesto le attenuanti generiche per l'imputato». Richiesta non accolta, si spiega nelle motivazioni, perché non ci sono elementi di prova del contagio punitivo.

NIENTE ATTENUANTI

«Talluto non merita le attenuanti così come riconosciuto dal primo giudice perché pur consapevole della gravità del male e del pericolo che derivava dalla sua condotta ha reiteratamente esposto al rischio di contagio un numero impressionante di ragazze, incurante delle conseguenze, protervo nel mendacio continuo». «Ciò che si rimprovera a Talluto - avvertono i giudici - è di aver tratto profitto dalla disponibilità delle sue partner speculando sui loro sentimenti e di aver avuto con loro plurimi rapporti tacendo la propria condizione di sieropositività. Non risultano inoltre significativi segni di resipiscenza». Le vittime, assistite tra gli altri dagli avvocati Flavio Nicolai e Irma Conti, aspettano il risarcimento. Ma Talluto aveva solo una casa che ha venduto dopo l'arresto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero