Sentenza molto attesa quella di domani 24 giugno in Cassazione a Roma quando il giudice di legittimità di ultima istanza dovrà decidere in merito alla richiesta di...
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Stupro studentesse Firenze, un carabiniere inchioda l'altro: «La ragazza diceva no»
Firenze, carabinieri già condannati stupro: altri 6 mesi da tribunale militare
Perché chiedere la ricusazione di Bouchard? Secondo gli avvocati di Costa Daniele Fabrizi e Serena Gasperini Bouchard avrebbe dovuto astenersi dal giudicare Costa visto che lo stesso ha ricoperto prima l’incarico di presidente e poi di presidente onorario con poteri di rappresentanza dell’associazione Rete Dafne che sostiene le vittime di violenza e che collabora e viene sostenuto dal Comune di Firenze, ente locale costituitosi parte civile nello stesso procedimento contro Costa.
Sono proprio le connessioni tra il ruolo ricoperto dal giudice nell’associazione e la parte civile Comine di Firenze ad aver spinto i due legali a presentare istanza di ricusazione il 23 ottobre 2019. E cosa succede? Il procuratore generale di Firenze, un mese dopo, esprime parere favorevole alla richiesta di ricusazione.
“Stanti i fatti – dicono i due legali Gasperini e Fabrizi – ci aspettiamo che la Cassazione faccia chiarezza e giudichi Bouchard per quello che risulta essere nei fatti: un portatore d’interesse, quantomeno al livello morale e pertanto non è opportuno facesse parte del collegio giudicante”.
Ma facciamo un passo indietro. A febbraio scorso, i giudici hanno condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni alle parti civili, stabilendo una provvisionale di 30mila euro a favore della vittima che lo accusa della violenza sessuale, di 10mila euro per il Comune di Firenze, 10mila per il ministero della Difesa e 10mila per il comando generale dell’Arma dei carabinieri.
Le due studentesse raccontarono che (in un lungo incidente probatorio, in modalità protetta) che i due carabinieri le incontrarono in una discoteca accanto al piazzale Michelangelo, le accompagnarono a casa con l’auto di servizio e, arrivati in borgo Santi Apostoli, entrarono nel palazzo dove approfittarono dello stato di ebrezza delle due giovani per avere un rapporto sessuale con loro. I due militari sin da subito hanno ammesso di aver avuto rapporti sessuali con le due ragazze ma specificando che erano consensuali.
Adesso c’è questo grosso nodo da sciogliere: quanto è stato obbiettivo il magistrato nell’emettere la sentenza di condanna contro Costa? Chiara Rai Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero