Eruzione Stromboli, ecco perché non è stata prevista

Lo Stromboli stavolta fa paura davvero. Le due esplosioni che alle 16:46 hanno scosso il vulcano siciliano provocando la morte di un'escursionista «sono tra le...

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Lo Stromboli stavolta fa paura davvero. Le due esplosioni che alle 16:46 hanno scosso il vulcano siciliano provocando la morte di un'escursionista «sono tra le più forti mai registrate da quando è attivo il sistema di monitoraggio del vulcano, cioè dal 1985», afferma il direttore dell'Osservatorio Etneo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Eugenio Privitera. Erano 34 anni che il vulcano non eruttava in modo così violento. Ma com'è possibile che non sia stato possibile prevederlo? Sui vulcani è attivo un sistema di monitoraggio multi-parametrico che monitora costantemente i parametri significativi dell'attività ma - stando a quanto spiega il direttore Privitera - non esistono segnali precursori che annunciano questi eventi».


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«Il fenomeno esplosivo che ha fatto sussultare lo Stromboli per due volte alle 16:46 si può considerare sostanzialmente concluso - dice - ma non è possibile prevedere se ci saranno delle repliche. Sono fenomeni imprevedibili, di conseguenza non si possono fare scenari». Imprevedbile e anche rari, a quanto pare. «Perché lo Stromboli - continua - è caratterizzato da un'attività continua ma a bassa energia».

Come specifica una nota dell'Ingv, le esplosioni hanno interessato l'area centro-meridionale della terrazza craterica dello Stromboli e sono state precedute «da trabocchi lavici da tutte le bocche attive della terrazza craterica». Le esplosioni, continua Privitera, «hanno dato luogo alla formazione di una colonna eruttiva che si è alzata per circa 2 chilometri sopra i crateri» e che poi si è dispersa in direzione sudovest. «C'è stata anche una ricaduta di prodotti lungo i fianchi del vulcano che hanno generato numerosi incendi». Il fenomeno «è stato accompagnato da numerosi segnali geofisici, sia dal punto di vista sismico che di deformazione del suolo», ricorda il direttore dell'Osservatorio Etneo. Dal tracciato sismico, infatti, è possibile riconoscere circa 20 eventi esplosivi minori oltre ai due eventi maggiori.

 
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Il Messaggero