Strage del viadotto, i familiari dopo l'assoluzione di Castellucci: venduti, vergogna, non è giustizia

«Vergogna, questa non è giustizia». ​«Venduti!», «infami». Rabbia e grida nell'aula del tribunale di Avellino da parte dei...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Vergogna, questa non è giustizia». ​«Venduti!», «infami». Rabbia e grida nell'aula del tribunale di Avellino da parte dei familiari delle 40 vittime del bus finito nella scarpata della A16 nel 2013, dopo la lettura della sentenza che assolve Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, la società che gestiva il tratto dove è avvenuto l'incidente. Per Castellucci la procura aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione. Nella strage del bus caduto dal viadotto Acqualonga sulla tratta Napoli-Canosa, tra Nola e Avellino, avvenuta il 28 luglio 2013 hanno perso la vita 40 persone. 


LEGGI ANCHE Assolto ad di Autostrade Castellucci
 

«Castellucci è un assassino, state mettendo fuori un assassino», hanno urlato i parenti delle vittime ripetendo più volte il numero «83», la somma delle vittime della strage di Monteforte Irpino e di quella del crollo del Ponte Morandi a Genova.

«Castellucci è un assassino, hanno messo fuori un assassino», ha detto uno dei parenti delle vittime presenti in aula, dove poco dopo la lettura del dispositivo della sentenza di primo grado da parte del giudice è scoppiata la rabbia dei parenti, con urla e proteste contro Castellucci. «Giudice esci», ha gridato uno dei presenti.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero