Strage di Erba, la procura di Como: «Prove certe contro Rosa e Olindo, le accuse ai magistrati sono ingiustificabili»

Il procuratore di Como Massimo Astori interviene sulla richiesta di riaprire il caso

Strage di Erba, la procura di Como: «Prove certe contro Rosa e Olindo, le accuse ai magistrati sono ingiustificabili»
Il procuratore di Como Massimo Astori in un lungo comunicato respinge le accuse rivolte al suo ufficio durante le indagini sulla strage di Erba, per la quale sono stati condannati...

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Il procuratore di Como Massimo Astori in un lungo comunicato respinge le accuse rivolte al suo ufficio durante le indagini sulla strage di Erba, per la quale sono stati condannati all'ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi e per la quale il sostituto procuratore della corte d'appello di Milano Cuno Tarfusser ha chiesto di riaprire il caso. «Espressioni del Pg - scrive Astori - contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como, a distanza di 16 anni dai fatti, senza giustificazione alcuna».

«La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all'ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità», dice ancora. Parole scritte in un comunicato per puntualizzare quanto messo nero su bianco nella richiesta di revisione del processo firmata dal sostituto procuratore della procura generale di Milano Cuno Tarfusser.

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La responsabilità penale di Rosa Bazzi e di Olindo Romano «è stata affermata nei tre gradi di giudizio previsti dal codice di procedura penale». I giudici «hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell'ufficio del pubblico ministero». Inizia così il comunicato del procuratore capo facente funzioni di Como Massimo Astori che proprio del processo di primo grado fu rappresentante dell'accusa. Un lungo comunicato, ben cinque pagine, in cui replica a distanza all'istanza di revisione avanzata dal sostituto procuratore della procura generale di Milano Cuno Tarfusser e alla difesa dei coniugi Romano pronta a inoltrare alla corte d'appello di Brescia (probabilmente la prossima settimane) la propria richiesta di revisione per tentare di riaprire il processo sulla strage dell'11 dicembre 2006.

LE CONFESSIONI

«Le confessioni della strage sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare, accompagnate da ulteriori e decisive prove emerse... ognuna delle quali, anche da sola, avrebbe potuto condurre ad un giudizio di piena responsabilità degli imputati», come riporta la sentenza di primo grado della corte d'Assise di Como, «spontanee, coerenti, e non indotte da suggerimenti od altro, ritrattate senza alcuna ragione o prova convincente, se non una scelta difensiva diversa», non certo frutto di pressioni (ipotesi che 'ha trovato secca smentita in pubblico dibattimentò, corte d'Assise di Como)». È quanto scrive, in una nota, il procuratore di Como. «Le confessioni agli inquirenti sono state inoltre seguite, nei mesi successivi, da ulteriori dichiarazioni confessorie a più interlocutori e persino da appunti manoscritti contenenti chiare ammissioni vergati da Olindo Romano« e datati 4 aprile 2007, 5 maggio 2007, 12 giugno 2007, 23 agosto 2007, 4 settembre 2007, 6 ottobre 2007 (più altri quattro senza data) e da una lettera. Scritti »minuziosamente analizzati« in primo e in secondo grado. »La ritrattazione è stata il frutto di un cambio di strategia processuale. Non si è trattato di 'una decisione dovuta ad un ripensamento complessivo, ma ad un completo cambio di strategia, sembra - questo si- indotto da altri« scrive il procuratore di Como citando la sentenza della corte d'appello di Milano e ricorsa che »lo stesso Olindo Romano aveva scritto 'Gli avvocati vogliono rispondere anche loro con la carta stampata, troveranno penso un giornale che abbracci la nostra causa ma hanno chiesto se voglio scrivere qualche pezzo anch'io che poi verrà pubblicato - seminare dubbi incertezza caos nella stampa che ci è contro e agli imbecilli colpevolisti«.

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Il Messaggero