Il sospetto è che quella effettuata dalla Sea Watch 3 non sia stata un’operazione di salvataggio in situazione di emergenza, ma che possa esserci stata una regia...
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I magistrati faranno verifiche anche sui due aerei utilizzati per le ricognizioni in mare: “Colibrì” e “Moonbird”, che sorvolano il Mediterraneo per andare alla ricerca ed eventualmente segnalare la presenza di barconi carichi di migranti. È stato proprio l’aereo “Colibrì”, il 12 giugno scorso, a comunicare alla Sea Watch 3 la presenza del gommone con a bordo i 53 migranti finiti al centro dell’ultimo scontro internazionale e politico. Il salvataggio è stato effettuato in acque internazionali, a circa 47 miglia dalle coste libiche, in zona Sar di Tripoli. Dalla nave della Ong tedesca parte una segnalazione che viene inoltrata ai centri di coordinamento dei soccorsi in mare di Italia, Malta, Olanda e Libia. Poi, la Rackete si dirige verso il barcone. Alle 11,53 la Guardia costiera libica invia alla nave della Ong una comunicazione via mail con cui dichiara di assumere il coordinamento dell’operazione. Ma la Sea Watch 3 procede comunque al salvataggio. Al termine dei soccorsi, arriva una motovedetta libica, che si allontana senza dare nessuna indicazione alla comandante. «La motovedetta risultava montare una mitragliatrice a prua», si legge nell’esposto presentato dalla Ong alle procure di Agrigento e Palermo. Ora, gli inquirenti dovranno verificare se la ricostruzione dei fatti esposta dalla capitana e dall’equipaggio sia credibile.
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Il Messaggero