OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Davanti al giudice della Corte d'appello francese ha negato ogni addebito. Ma la procura di Reggio Emilia conta sul fatto che Ikram Ijaz, uno dei cugini di Saman, ripreso dalle telecamere di sorveglianza della tenuta agricola di Novellara con la pala in mano e accusato in concorso dell'omicidio della diciottenne, possa confessare. Dovrebbe arrivare in Italia oggi. È stato lui stesso a dire di volere tornare «per spiegarsi di fronte alla giustizia, perché ritiene di non avere assolutamente nulla a che vedere con questo caso e si proclama innocente», come ha riferito, dopo l'udienza, al quotidiano francese online Objectif Gard, il suo legale Julie-Gaëlle Bruyère, l'avvocato d'ufficio che lo ha rappresentato a Nimes.
La camera investigativa di Nîmes, presieduta da Christophe Teissier, ha accolto la richiesta di consegnare all'Italia il ventinovenne, che era in custodia presso un centro di identificazione, ma sul quale pendeva già un mandato di arresto europeo. La procedura è conclusa e il trasferimento, attraverso il Sevizio centrale di polizia del Viminale, dovrebbe avvenire oggi stesso. Nelle prossime ore dovrà rispondere alle domande dei pm.
RICERCATI
Ikram era fermato il 21 maggio su un Flexibus partito da Parigi e diretto a Barcellona, con lui sono indagati per l'omicidio lo zio Danish Hasnain, 33 anni, ritenuto l'esecutore materiale e l'altro cugino, Nomanulhaq Nomanulhaq che comparivano nel primo video che risale al 29 aprile. Per i carabinieri avrebbero preparato il luogo dove seppellire il corpo senza vita di Saman.
È stato proprio il ragazzo a rivelare ai carabinieri che ad uccidere Saman, strangolandola - la notte tra il 30 aprile e l'1 maggio - sarebbe stato lo zio Danish. Rivelando anche i motivi. «Lei era musulmana, ma non si comportava come tale. Nel nostro Corano c'è scritto che se uno smette di essere musulmano, deve essere sepolta viva con la testa fuori dalla terra e poi uccisa con lancio di sassi contro la testa. In Pakistan viene fatto...», come si legge nell'ordinanza del gip del tribunale di Reggio Emilia, Luca Ramponi che ha disposto l'arresto per i tre e per i genitori di Saman. Il padre Shabbar, 46 anni, e la madre Nazia Shaheen di 47 anni, sono già tornati in Pakistan, senza alcun preavviso il primo maggio, come risulta dalle liste d'imbarco di Malpensa.
Ieri l'ennesima battuta di ricerche, nella zona agricola di Novellara, attorno alla casa della famiglia dove gli inquirenti sono convinti sia stato occultato il cadavere della ragazza, non ha sortito effetto. Oggi scenderanno nuovamente in campo i cani molecolari delle unità cinofile e i carabinieri utilizzeranno l'elettro-magnetometro, uno strumento in grado di scandagliare in profondità il sottosuolo fino a cinque metri. Atteso in giornata anche un sopralluogo dei magistrati.
Il Messaggero