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Il 18 novembre di un anno fa il corpo di Saman Abbas, diciott’anni, è stato trovato sepolto in un rudere a seicento metri da casa, nelle campagne di Novellara. Era integro, ancora con i vestiti, l’osso del collo rotto. «Strangolamento», ha stabilito l’autopsia. Ieri la Corte d’Assise di Reggio Emilia, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio, ha definito ruoli e responsabilità di un omicidio consumato in famiglia, eseguito dal clan, depistato dall’omertà. Ergastolo per il padre Shabbar Abbas e per la madre Nazia Shaheen, latitante, quattordici anni allo zio Danish Hasnain, ritenuto l’esecutore materiale, assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq, per i quali è stata disposta l’immediata scarcerazione.
LE LACRIME
A nulla sono servite le dichiarazioni in aula di Shabbar Abbas prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio. Un’ora e mezza di lacrime, di rappresentazione della realtà senza tensioni né problemi, un discorso nel quale ha smentito la stessa Saman, il figlio minore, testimone oculare della morte della sorella la sera del 30 aprile 2021 e grande accusatore, e ha affidato la sua sorte alla giustizia. «Mai ho pensato di uccidere mia figlia, nemmeno gli animali ammazziamo - si è indignato - In carcere mi guardano come un cane.
LA FOTOGRAFIA
La colpa di Saman era quella di rifiutare un matrimonio combinato con un parente in Pakistan e il desiderio di vivere il suo amore con il fidanzato Saqib. In mezzo quella famiglia ingombrante che la minacciava e poi la blandiva, lei che fuggiva in una comunità protetta e poi tornava a casa. Una foto di Saman e Saqib che si baciano, in strada a Bologna, per l’accusa è stata la sua sentenza di morte. L’ha riferito ai giudici nella sua tormentata deposizione anche il fratello, costituitosi parte civile con il fidanzato. Ai due ragazzi non è stato riconosciuto alcun risarcimento, concesso invece alle associazioni contro la violenza sulle donne (25mila euro ciascuna), a quelle islamiche (10mila euro), all’Unione Comuni bassa reggiana (30.000) e al Comune di Novellara (50.000). «Io resto convinto - afferma l’avvocato del padre, Enrico Della Capanna - che questo omicidio discenda da un equivoco: quella sera Saman doveva andare via con Saqib, Shabbar ha chiamato il fratello per cercare di fermare Saqib e poi quello che è successo dopo a noi Shabbar Abbas ha sempre detto di non saperlo». Di certo l’uomo ha convinzioni granitiche sulla figlia e i suoi sentimenti: «Quello tra Saqib e mia figlia non era amore. Non era una bella cosa», ha sostenuto in aula. «Non è vero del matrimonio combinato, Saman era contenta. Se mi avesse detto che non voleva sposarsi, avrei annullato tutto. Saman era molto intelligente e forte, ma diceva anche bugie». Così come il fratello: «Ha raccontato di aver visto, ma non è così, era buio». I funerali di Saman ancora non sono stati fissati. «Aspetteremo le risposte di cui abbiamo bisogno per dare dignità a questa ragazza», dice la sindaca Elena Carletti.
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