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Centocinquantotto anni fa, esattamente il 24 settembre del 1863, tra i quartieri Ostiense e Portuense a Roma, si svolge una cerimonia alla presenza di Papa Pio IX che assiste al passaggio su un ponte di ferro appena completato del treno della linea Roma-Civitavecchia. Migliaia di curiosi assistono allo spettacolo di questa nuova meraviglia della tecnologia. È il Ponte dell’Industria, per tutti i romani ponte di ferro.
Dopo quasi mezzo secolo, nel 1911, vengono eseguiti dei lavori di trasformazione, perché la linea ferroviaria, con l’apertura della stazione Trastevere, non passa più di lì, e il Ponte dell’Industria è destinato a vetture e ai pedoni.
Ma torniamo a quel 24 settembre del 1863. I lavori di costruzione sono stati eseguiti da una società belga, ma non a Roma: la struttura è stata realizzata in Inghilterra da dove è stata trasportata a pezzi, per essere montata. Si apre, inizialmente, al centro, per consentire il passaggio delle imbarcazioni, ed è in ferro e ghisa. Il sito Romasegreta riporta il racconto di un cronista francese che descrive il giorno dell’inaugurazione: «Si fecero funzionare davanti a Pio IX i meccanismi e quattro uomini, con sorprendente facilità, abbassarono e sollevarono successivamente l’immenso ponte levatoio sotto gli occhi dei presenti meravigliati. Monsignor De Merode, uomo di progresso e di iniziativa, correva da un gruppo all’altro e spiegava il meccanismo del ponte con l’ardore e la volubilità che sono del suo carattere. Tutti circondavano Pio IX; donne, contadini e ragazzi s’arrampicavano e scendevano a precipizio sui tumuli erbosi per vedere meglio il Papa e poter raccogliere qualche briciola della sua conversazione».
Nel 1944, nei pressi del ponte, si scrive una terribile pagina della storia italiana e della barbarie nazifascista: dieci donne romane vengono fucilate dal servizio di sicurezza delle Ss per avere tentato di sfamare le proprie famiglie prendendo del pane e della farina in un forno riservato solo agli occupanti tedeschi. Nel 1956 sul ponte è ambientata una scena del film «La banda degli onesti» con Totò e Peppino De Filippo. Progettato dall’ingegnere Barthélémy, lungo 131 metri e alto 7,25 era uno dei simboli di quell’area di Roma in cui svetta, sullo sfondo, anche il Gazometro. Fu costruito in due anni, tra il 1862 e il 1863, una notte è stata sufficiente a danneggiarlo.
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Il Messaggero