Lavoratori in nero reclutati tra i social network, a Caorle, in provincia di Venezia, c'era anche chi lavorava nonostante percepisse il reddito di cittadinanza....
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Le irregolarità sono state riscontrate in svariate tipologie di esercizi collegati all’indotto turistico della cittadina marinara: bar, ristoranti, hotel, campeggi, commercio. I lavoratori “in nero” o irregolari individuati erano tanto di nazionalità italiana che straniera, in specie moldava, rumena e domenicana. In 6 casi, i dipendenti irregolari sono stati regolarizzati e assunti ufficialmente.Tra i casi emersi, quello di un ristorante in cui erano impiegati 3 lavoratori privi di un regolare contratto; di questi, uno è risultato beneficiario del “reddito di cittadinanza”.
È stato segnalato alle competenti autorità per la revoca del beneficio.In un altro caso, i finanzieri hanno individuato 16 lavoratrici di origine est europea impiegate in nero da un’azienda di pulizie. Le donne, in possesso del visto turistico in corso di validità, sono risultate prive del permesso di soggiorno, necessario per poter espletare attività lavorativa subordinata in Italia. L’audizione delle donne ha fatto luce sulle condizioni di precarietà in cui le stesse prestavano la propria attività lavorativa e sull’esistenza di un vero e proprio sistema di reclutamento di lavoratrici straniere attraverso i social network. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero