Ravanusa, famiglia si salva perché a cena fuori: «E pensare che non volevo nemmeno uscire»

«La mia famiglia salva grazie alla cena fuori»

«Pensare che io a quella cena in un ristorante a Mazzarino, un paese qui vicino, neppure volevo andarci. Se mio marito non avesse insistito oggi forse saremmo tutti morti....

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«Pensare che io a quella cena in un ristorante a Mazzarino, un paese qui vicino, neppure volevo andarci. Se mio marito non avesse insistito oggi forse saremmo tutti morti. Anche i miei tre figli. Non ci voglio pensare».


La signora Franca, 35 anni, casalinga, mostra sul suo smartphone le foto che testimoniano come è ridotta una parte della sua casa, quella che si affaccia sul cratere dell'esplosione. Danneggiata, bombardata da pietre, non vuole neppure pensare a cosa sarebbe successo ai suoi figli di 1, 5 e 10 anni se sabato sera si fossero trovati nella sala. In tragedie come queste, c'è sempre il lancio di dadi del destino alla moviola: rivedi le scelte innocue che sono costate la vita a qualcuno, le decisioni casuali che hanno salvato ad altri. Come Franca e la sua famiglia.

Cosa è successo sabato sera?
«Erano le 8 della sera, eravamo attesi da amici in un ristorante in un Paese qui vicino. Io non volevo andare, ero stanca, ma mio marito ha insistito e alla fine mi ha convinto. Siamo usciti tutti, ovviamente abbiamo portato anche i nostri figli, sono piccoli, non possono restare a casa da soli».

E poi?
«Al ristorante avevamo avuto  appena il tempo per mostrare il Green pass, quando è arrivata una telefonata a mio marito, lo hanno avvertito che c'era stata l'esplosione. È sbiancato, non l'avevo mai visto così. Lui è uscito nel parcheggio del ristorante, io l'ho raggiunto. Mi ha detto cosa era successo, proprio a fianco a casa nostra. Agli edifici dei nostri vicini. Ma anche a una parte della nostra abitazione. Ho subito pensato: se non fossimo usciti per andare al ristorante, saremmo stati nella sala. Non ci saremmo salvati. Non si sarebbero salvati i nostri figli. Loro sono rimasti ammutoliti, scioccati. Adesso siamo fuori di casa. Ci hanno lasciato entrare qualche minuto per recuperare alcune cose. Chissà quando potremo tornare».

Dove andrete?
«Ci ha ospitato mio cognato, ci sta aiutando a portare via qualcosa. Ma per i bambini non è facile. Qui gli sfollati sono molti, dicono anche cento. Tutta la zona è inagibile. Una distruzione inimmaginabile, io davvero non so dire come sia potuto accadere».

È dura accettare di dovere lasciare la propria casa senza sapere quando sarà possibile rientrare e tornare alla vita normale.


«Sì. Però poi penso che ciò che conta è che ci siamo salvati. Siamo andati via appena in tempo, prima che ci fosse questo inferno. Chissà che fine hanno fatto i nostri vicini. Qui ci conosciamo tutti».
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Il Messaggero