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Dal nostro inviato
RAVANUSA Una sacca causata da una frana in cui è accumulato il gas metano è la pista più concreta per spiegare l'esplosione di Ravanusa. E c'è da capire come mai l'intervento di manutenzione eseguito dai tecnici di Italgas, la settimana scorsa, non abbia evitato la tragedia. Ci sono molti punti oscuri a Ravanusa mentre le scavatrici dei vigili del fuoco continuano a rimuovere le macerie.
Ravanusa, estratti 4 corpi sotto le macerie: ci sono anche Selene (incinta di 9 mesi) e il marito
L'odore di gas
Il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, Vittorio Stingo, è tornato sul luogo del disastro. «La popolazione non sarà lasciata sola. Faremo di tutto per restituire loro la verità, per determinare cause e responsabilità del disastro. Ma organizzeremo anche vigilanza notturna delle abitazioni evacuate per evitare episodi di sciaccallaggio». Secondo il colonnello Stingo ora sarà necessario ascoltare le testimonianze di chi abitava nel quartiere: ormai in molti parlano di un odore di gas che si percepiva costantemente, «ma a noi segnalazioni ufficiali non sono mai arrivate». Ancora: «Stiamo parlando di un impianto di distribuzione del gas metano vetusto, risale a 40 anni fa. Bisogna capire se la manutenzione sia stata eseguita in modo corretto. Inoltre, il gas metano di solito quando fuori esce sale verso alto, perché si è creato l'accumulo? Qual è stato l'innesco?».
Ecco allora l'ipotesi da approfondire: Ravanusa è su un terreno franoso, tutti qui ne parlano; negli ultimi mesi il maltempo ha peggiorato la situazione. La frana potrebbe avere causato una sacca naturale in cui è rimasto imprigionato il gas. Fino all'esplosione di sabato sera.
Il Messaggero