Si toglie la vita a 16 anni in una comunità di recupero e la Procura di Trani, su esposto della famiglia, apre un'inchiesta per capire se quella morte nel fiore degli...
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Quando i medici del pronto intervento sono arrivati nella sua stanza, la 16enne era già morta per asfissia. E la sua famiglia - madre medico, padre docente di Filosofia e un fratello - ha cominciato in quell'istante la sua caduta libera in un pozzo di disperazione e dolore che si può soltanto provare a immaginare. I motivi che hanno spinto l'adolescente a mettere fine ai suoi giorni saranno cercati, compresi fra le mura familiari, prendendo sottobraccio il tempo e i pensieri, cercando di dar loro un senso. Ma la morte di Chiara si poteva evitare? A questa domanda risponderanno i magistrati della Procura di Trani e i poliziotti del commissariato di Andria, che indagano sul suicidio di Chiara. La famiglia ha dato mandato all'avvocato Bellini, del foro di Lecce, di presentare denuncia. «Non doveva accadere - spiega Bellini -. La ragazza andava sorvegliata a vista. Vogliamo che sia fatta chiarezza. La 16enne era ricoverata in una struttura pubblica di Andria, una struttura specifica per problematiche come quelle di cui soffriva l'adolescente. Anche soltanto questa, è una strana circostanza che merita un approfondimento». Nel frattempo, la Procura di Trani ha ritenuto non necessario procedere all'esame autoptico sulla ragazzina, giacché non vi è alcun dubbio sulle cause della morte. La salma è stata restituita alla famiglia, che presto potrà celebrare i funerali di Chiara, andata via troppo presto.
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Il Messaggero