Si uccide a 16 anni in una comunità di recupero. La famiglia presenta un esposto: «Andava sorvegliata a vista»

Si toglie la vita a 16 anni in una comunità di recupero e la Procura di Trani, su esposto della famiglia, apre un'inchiesta per capire se quella morte nel fiore degli...

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Si toglie la vita a 16 anni in una comunità di recupero e la Procura di Trani, su esposto della famiglia, apre un'inchiesta per capire se quella morte nel fiore degli anni avrebbe potuto essere evitata. «La ragazza - dice l'avvocato Massimo Bellini, legale dei familiari della 16enne - andava controllata a vista. Non è la prima volta che provava a togliersi la vita. Stavolta, purtroppo, ci è riuscita». Per descrivere una simile tragedia bisognerebbe attingere a un nuovo vocabolario, che nessuno - tanto meno un genitore - sarebbe in grado di inventare. Chiara - il nome è di fantasia, per proteggerne l'anonimato - si è tolta la vita in una comunità terapeutica di Andria, qualche chilometro a nord della sua città, Lecce. Un centro dove era ricoverata da poco. Qualche settimana, secondo le prime informazioni raccolte. Prima, la 16enne era stata ospite di un centro educativo, dal quale i genitori l'avevano poi trasferita nella comunità andriese per garantirne un maggiore controllo. 



Quando i medici del pronto intervento sono arrivati nella sua stanza, la 16enne era già morta per asfissia. E la sua famiglia - madre medico, padre docente di Filosofia e un fratello - ha cominciato in quell'istante la sua caduta libera in un pozzo di disperazione e dolore che si può soltanto provare a immaginare. I motivi che hanno spinto l'adolescente a mettere fine ai suoi giorni saranno cercati, compresi fra le mura familiari, prendendo sottobraccio il tempo e i pensieri, cercando di dar loro un senso. Ma la morte di Chiara si poteva evitare? A questa domanda risponderanno i magistrati della Procura di Trani e i poliziotti del commissariato di Andria, che indagano sul suicidio di Chiara. La famiglia ha dato mandato all'avvocato Bellini, del foro di Lecce, di presentare denuncia. «Non doveva accadere - spiega Bellini -. La ragazza andava sorvegliata a vista. Vogliamo che sia fatta chiarezza. La 16enne era ricoverata in una struttura pubblica di Andria, una struttura specifica per problematiche come quelle di cui soffriva l'adolescente. Anche soltanto questa, è una strana circostanza che merita un approfondimento». Nel frattempo, la Procura di Trani ha ritenuto non necessario procedere all'esame autoptico sulla ragazzina, giacché non vi è alcun dubbio sulle cause della morte. La salma è stata restituita alla famiglia, che presto potrà celebrare i funerali di Chiara, andata via troppo presto. 
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Il Messaggero