Premio Messaggero per i giovani/Paolo Maria Reale: «C’è un’urgenza educativa, il concorso una sfida alta»

Premio Messaggero per i giovani Paolo Maria Reale: «C’è un’urgenza educativa il concorso una sfida alta»
«Ci sono ansie e paure, la stessa resilienza che confligge con l’idea superomistica che si sia invincibili ed esonerati dall’esperienza traumatica del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Ci sono ansie e paure, la stessa resilienza che confligge con l’idea superomistica che si sia invincibili ed esonerati dall’esperienza traumatica del fallimento». È questo il contesto in cui vivono i giovani di oggi o, almeno, la cornice che abbraccia una gran parte delle loro vite secondo Paolo Maria Reale, Rettore del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma. E poi c’è quella violenza, fisica e verbale, che gioca un ruolo dirimente e che impone una riflessione: «Siamo di fronte a un’urgenza educativa che chiede testimoni credibili di valori positivi». 


Professor Reale, a causa del Covid-19 moltissimi ragazzi hanno dovuto frequentare la scuola a distanza. Al di là dell’insegnamento cosa è stato privato loro?
«È mancato un tempo più disteso per le lezioni e dunque per apprendere, è mancato un dialogo educativo più immediato e non vincolato alle condizioni che la connessione impone, è mancata la possibilità di apprendere in un contatto più ravvicinato e magari, perché no, anche di sbagliare in diretta». 

“Che cosa è importante per me”, la lezione di Emanuele e Willy


L’uso della tecnologia abbatte le distanze ma può diventare però un’arma pericolosissima, lei cosa pensa?
«L’accaduto al Pincio ha dell’incredibile. Richiama in primis il nodo della corresponsabilità educativa di famiglie e scuola. La tecnologia può esasperare l’individualismo e trasformarci, mi viene in mente Leibniz, in prigionieri di identità virtuali sempre più schermate e può dar voce e corpo a fenomeni di massa incresciosi in cui il mostro senza testa di manzoniana memoria può tornare attuale più che mai. Non è però il mezzo in sé ma il fine con cui ci si appropria del mezzo stesso».


C’è un antidoto secondo lei?
«Il pensiero, la capacità di fermarsi e di riflettere un attimo su se stessi».


A tal proposito Il Messaggero ha bandito un concorso letterario, “Cosa è importante per me”, sostenuto anche dall’Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio, rivolto ai giovani da 14 a 19 anni per chiedere loro quali sono i valori predominanti oggi.


«Quando Bob Dylan vinse il Nobel per la Letteratura ho pensato che si fosse tentato di creare un contatto significativo con il mondo della comunicazione di massa. Ma gli adolescenti che ascoltavano Bob Dylan oggi sono ormai più che uomini fatti. Ritengo veramente necessario, come ha organizzato Il Messaggero, raccogliere una sfida ancora più alta nel tentativo di conquistare le menti e anche i cuori dei giovani. Ben vengano le competizioni letterarie per stimolare creatività e talenti a volte nascosti che favoriscono proprio il pensiero come categoria operosa. La filosofa Martha Nussbaum dice che bisogna coltivare l’umanità anche per rinunciare alla violenza. In un periodo in cui è difficile per i ragazzi esprimersi a pieno ritengo che il tornare alla carta stampata, alla penna e al foglio sia un’occasione irripetibile».
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero