Pompei, scoperta una tomba unica: è mistero sul corpo semi-mummificato

Scoperta straordinaria (e piena di mistero) al Parco Archeologico di Pompei, dove è stata rinvenuta una tomba unica, a recinto, che risale agli ultimi decenni prima...

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Scoperta straordinaria (e piena di mistero) al Parco Archeologico di Pompei, dove è stata rinvenuta una tomba unica, a recinto, che risale agli ultimi decenni prima dell'eruzione del 79 d.C. Appartiene a Marcus Venerius Secundio, un liberto che nella vita era stato prima il custode del Tempio di Venere, un tempio molto importante perché proprio a Venere i romani avevano intitolato la città. Sul ritrovamento è al lavoro un team interdisciplinare perché ad attirare l'attenzione degli esperti sono le condizioni di conservazione del defunto, che appare in parte mummificato, la testa ricoperta di capelli bianchi, un orecchio parzialmente conservato, così come piccole porzioni del tessuto che lo avvolgeva.

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La tomba particolarissima

Ha una facciata decorata da piante verdi su fondo blu e una camera per l'inumazione in un periodo in cui nella città i corpi degli adulti venivano sempre incenerati. Ma anche un'iscrizione marmorea dalla quale arriva la prima conferma che nei teatri della colonia romana, almeno negli ultimi decenni prima dell'eruzione del 79 d.C, si recitava pure in lingua greca. La tomba è stata riportata alla luce grazie ad una campagna di scavi condotta insieme con l'Università Europea di Valencia. «Uno degli scheletri meglio conservati della città antica», ha detto all'Ansa il direttore del parco Zuchtriegel. Di fatto, insomma, una miniera d'oro di dati scientifici. «Pompei non smette di stupire e si conferma una storia di riscatto, un modello internazionale, un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi» applaude il ministro della cultura Dario Franceschini, ringraziando «le tante professionalità dei beni culturali che con il loro lavoro non smettono di regalare al mondo risultati straordinari che sono motivo di orgoglio per l'Italia».

I primi esami

I primi esami sul corpo dicono che la morte ha colto il nostro uomo già anziano. «Doveva avere più di 60 anni e non aveva mai svolto lavori particolarmente pesanti», anticipa il direttore. Dati compatibili con le caratteristiche del suo nome, che lo indica come un ex schiavo "pubblico", uno dei tanti che a Roma o nelle città di provincia svolgevano lavori di custodia o amministrativi. Ma perché farsi inumare, scegliendo per sé un rito che veniva usato in epoca molto più antica piuttosto che nel mondo greco ma non a Pompei dove, con la sola eccezione dei bambini, i cadaveri venivano cremati? Tra le ipotesi possibili, ragiona il direttore generale dei musei statali Massimo Osanna, quella che Marcus Venerius Secundio si sentisse o fosse estraneo al corpo sociale della città, uno straniero insomma, forse arrivato proprio da qualche altro luogo dell'impero romano o da Roma «dove in quel periodo alcune famiglie continuavano a praticare l'inumazione, cosa che diventerà poi usuale dal secolo successivo».

 

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Il Messaggero