E' l’anniversario dell’istituzione della Polizia di Stato, prima forza di Polizia, e proprio oggi, 11 luglio, si terrà a Roma, al Palazzo della Consulta, la...
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Fu la legge 121 del 1981 a ridisegnarne lo status giuridico segnandone il distacco dal mondo militare. Con la riforma la Polizia di Stato, si apre alle donne, prevede una maggiore specializzazione attraverso selezioni sempre più rigorose e corsi di formazione prodromici a professionalità differenziate, cambia i nomi dei gradi che vengono ristrutturati ed arricchiti dal ruolo ispettori, anello di congiunzione tra dirigenti e collaboratori.
Ora cambierà aspetto l’uniforme di oltre 98.000 poliziotti, vestendo i nuovi distintivi di qualifica, disegnati dall’esperto di araldica professor Michele D’Andrea. I distintivi, uguali per tutti i ruoli, differenziano le funzioni tecnico-scientifiche, tecniche e le attività professionali, attraverso il diverso colore delle mostreggiature. Ad accomunare passato e presente l’immagine, rivisitata stilisticamente, dell’aquila, emblema dell’Istituzione che, quest’anno, compie 100 anni dalla sua prima apparizione sulle divise del Corpo della Regia Guardia di Pubblica Sicurezza risalente al 1919. Ali spiegate, zampe libere e divaricate disposte ai lati della coda folta e stilizzata come il restante piumaggio, testa rivolta a sinistra ornata dalla corona murata di cinque torri, scudo sannito con il monogramma RI in petto. L’aquila, che sarà presente in tutti i distintivi di qualifica, dall’Agente al Dirigente Generale, continua ad esprimere il legame identitario, il coraggio e la dedizione con cui quotidianamente ciascun poliziotto difende diritti e libertà. Compaiono, invece, per la prima volta, a caratterizzare le diverse qualifiche: il plinto araldico, costituito da una barretta orizzontale di colore rosso che rappresenta la struttura portante di un edificio, per gli agenti e gli assistenti; il rombo dorato, con il suo profilo fusiforme che ricorda la punta di una lancia simbolo del dinamismo operativo temperato dall’esperienza, per i sovrintendenti; la formella, alto esempio di architettura gotico-rinascimentale, richiamo alla bellezza ed all’eleganza proprie del patrimonio di civiltà e cultura del nostro Paese, per i funzionari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero