Basta pirateria: «Atto criminale»

La strada per contrastare questo fenomeno è ancora lunga: aumenta la visione illegale di eventi sportivi live, una pratica che ormai coinvolge 11 milioni di italiani

Basta pirateria: «Atto criminale»
È lunga e tortuosa la strada per contrastare la pirateria. Un fenomeno che nuoce all'industria audiovisiva inclusi i player Ott come Dazn che ha deciso di investire nel...

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È lunga e tortuosa la strada per contrastare la pirateria. Un fenomeno che nuoce all'industria audiovisiva inclusi i player Ott come Dazn che ha deciso di investire nel calcio spendendo 840 milioni di euro a stagione per i prossimi tre anni per le gare di serie A. Dati alla mano, secondo il nuovo focus di ricerca Ipsos per Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, nata nel 1988), nell'ultimo anno l'incidenza complessiva di questo fenomeno si è attestata al 38%, in linea con i dati pre-pandemia del 2019 (37%). In calo invece il numero di atti illeciti, inferiore rispetto a un bimestre medio del 2019, che passano da 69 a 57 milioni. Però, è in forte ripresa la pirateria di eventi sportivi live dopo lo stop forzato del lockdown (14% negli ultimi 12 mesi, in aumento rispetto al 10% del 2019). Inoltre, cresce il numero di persone che ha utilizzato almeno una volta le Iptv illecite (21% negli ultimi 12 mesi contro il 19% durante il primo lockdown): si tratta di quasi 11 milioni di italiani di cui circa due milioni hanno dichiarato di possedere un abbonamento illegale. Ancora bassa la percezione relativa all'illiceità di queste piattaforme: solo il 37% ha piena coscienza di commettere un reato, mentre il 30% degli intervistati ha sottoscritto nell'ultimo anno un nuovo abbonamento a piattaforme legali di contenuti audiovisivi e il 39% ha dichiarato di voler tornare al cinema al più presto.

 

 

CRIMINI INFORMATICI

Attorno alla pirateria c'è un business esteso. «Si tratta di vera e propria criminalità informatica», ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, segretario generale di Fapav. «C'è una mentalità criminale dietro a tutto questo ha aggiunto . Di base, infatti, i responsabili sono soggetti che ragionano in maniera criminale. Hanno capito che con questo tipo di fenomeno, si sarebbe potuto trarre profitto. Inoltre, ci sono dei rischi derivanti da questo fenomeno. Chi fa pirateria, vuole fare business e per farlo troverà sempre nuovi modi per incrementarlo». In Italia la pirateria è un fenomeno diffuso che vale un miliardo di euro all'anno per quanto riguarda tutto il sistema paese. Tra le varie forme di pirateria, quella digitale è in forte crescita: «Sì, quella delle pay tv illegali è certamente tra le più preoccupanti», ha confermato Federico Bagnoli Rossi. «L'Italia ha a disposizione tanti strumenti per contrastare questo fenomeno, altri paesi ci hanno emulato. Noi abbiamo il regolamento Agcom che ci permette di chiudere un sito in tre giorni attraverso un provvedimento cautelare».

 

POSTI DI LAVORO A RISCHIO

La pirateria colpisce anche i lavoratori. All'anno si perdono seimila posti di lavoro. Per questo diventa fondamentale la promozione della legalità. «È prioritario non abbassare la guardia e porre al centro delle strategie di ripartenza il tema della legalità. Sul fronte nazionale va posta la massima attenzione all'implementazione della Direttiva Copyright nel nostro ordinamento ed è necessario altresì che avanzi l'iter relativo alle proposte di legge in tema di antipirateria, ora calendarizzate. Sul fronte europeo, invece, è centrale la discussione intorno al Digital Services Act, che rappresenta una grande occasione per rafforzare le azioni e gli strumenti di tutela dei contenuti sul web. Affinché questa opportunità non venga persa ci sono alcuni aspetti decisivi che devono essere potenziati: la responsabilizzazione di tutti i soggetti che operano sul web e il contrasto all'anonimato di chi agisce illegalmente su internet. Il Paese deve lavorare su una proposta organica perché, in conclusione, abbiamo tutti una forte responsabilità. Far trovare alle future generazioni un ecosistema industriale e digitale che possa funzionare e accogliere nuovi professionisti».

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Il Messaggero