Pestaggio su un tunisino nel carcere di San Gimignano: la Procura di Siena apre un'inchiesta su 15 agenti, 4 subito sospesi. «Sospensione immediata» per i...
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Violenze per cui la procura di Siena ha iscritto nel registro degli indagati 15 poliziotti penitenziari contestando loro una serie di reati, a partire da quello di tortura. Quattro di loro sono stati anche interdetti dal servizio su decisione del gip di Siena Valentino Grimaldi (la procura aveva chiesto invece gli arresti domiciliari) e su tutti è stata aperta anche un'inchiesta disciplinare da parte del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Una vicenda che scuote il Corpo della polizia penitenziaria e che fa rumore anche perché, come ricorda l'associazione Antigone, si tratta di una delle prime applicazioni del reato di tortura, introdotto due anni fa, per la prima volta viene contestato a pubblici ufficiali.
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Il pestaggio più grave risalirebbe a un anno fa ed è raccontato dal quotidiano La Repubblica. Vittima un detenuto tunisino di 31 anni, che doveva essere trasferito da una cella all'altra dello stesso penitenziario.
Oltre alla tortura, agli agenti vengono contestati i reati di minacce, lesioni aggravate e falso ideologico, ipotesi che si riferirebbero tutte al tentativo di insabbiare l'accaduto. Alle indagini della procura di Siena ha collaborato anche la polizia penitenziaria, come sottolinea il ministero della Giustizia nella nota con cui annuncia le «doverose valutazioni disciplinari» avviate su tutti gli agenti indagati dal Dap, che ha a sua volta sospeso i quattro già destinatari del provvedimento di interdizione da parte della magistratura. «Era ora che scoppiasse il bubbone, da anni io e altri denunciavamo la situazione intollerabile del carcere di San Gimignano. Situazione che ha origine nella pessima decisione di costruirlo in un luogo isolato» commenta Francesco Corleone, garante regionale dei detenuti. «Si arrivi rapidamente alla definizione del processo nell'interesse della giustizia e della legalità», chiede Antigone che sollecita tempestività negli accertamenti anche per «fatti analoghi» avvenuti nel carcere di Monza e su cui nelle scorse settimane ha presentato un esposto.
E una richiesta di arrivare presto alla verità viene anche dai sindacati della polizia penitenziaria. Di fronte ad «accuse pesantissime», vanno accertati «con celerità i fatti realmente accaduti», dice la Uilpa Penitenziaria, ma il Corpo della polizia penitenziaria è «un'istituzione sana» e gli stessi agenti subiscono «continue e gravi aggressioni ad opera dei detenuti». Il Sappe invita tutti «a non trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari. Noi - dice il segretario Donato Capece- confidiamo nella magistratura perché la Polizia penitenziaria, a San Gimignano come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere».
Il Messaggero