ll viaggio di Giovanni, pendolare cieco sulla tratta Napoli-Roma

Quando ci si imbatte in storie come quella di Giovanni Guzzo viene da chiedersi se abbiamo ancora bisogno di miracoli, perché ce ne sono abbastanza alla portata di tutti ma...

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Quando ci si imbatte in storie come quella di Giovanni Guzzo viene da chiedersi se abbiamo ancora bisogno di miracoli, perché ce ne sono abbastanza alla portata di tutti ma abbiamo sensi piccoli. Ho rischiato di inciampare in una valigia e mi ha salvato dal cadere, lui che ha perso la vista a pochi mesi. E sempre lui mi ha indicato in quale stazione scendere per non sbagliare strada. Solo con la prontezza della percezione. Necessitiamo di chi ci infonde stupore. E incontri come questi riprogrammano la realtà. Una vita fatta di procedure da seguire ma anche di puro istinto, di sensazioni "addestrate", da mettere al proprio servizio e non viceversa.


Da quando ha vinto un concorso in Consob, ogni giorno Giovanni è pendolare sulla tratta Roma-Napoli e il treno lo prende da solo. Sente il suo arrivo. Come sente quello della metro. I suoi sensi gli hanno fatto superare le prove di Superbrain su Rai Uno: grazie alla cecità, infatti, ha sviluppato una cura maniacale e un'attenzione ai dettagli pur utilizzando quattro sensi.
 
Originario della provincia di Cosenza da molti anni vive a Napoli: completamente autonomo, dice di aver rinunciato persino al cane-guida. La sua storia ha inizio quando, a sei anni, sua madre lo allontana dalla sua terra per iscriverlo in una scuola all'istituto Martuscelli di Napoli, una scuola speciale fondamentale per garantire l'inserimento in società di persone affette da disabilità ed aiutarle ad orientarsi nel mondo. È all'istituto oggi chiuso che deve la sua autonomia. Vive da solo e nella videointervista a Il Mattino racconta come la cecità gli abbia cambiato la vita, in meglio però. «La paura non è un sentimento che ascolto - dice - i rimpianti sono inutili e sono contento di soffrire perché la sofferenza ci rende uomini». 
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Il Messaggero