Torino, accumulava offerte dei fedeli su un conto in Svizzera: parroco indagato, aveva raccolto 2 milioni

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In oltre venti anni di servizio ha accumulato quasi 2,4 milioni di euro, grazie alle donazioni dei fedeli, e li ha depositati sul conto corrente aperto in una banca svizzera. Don...

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In oltre venti anni di servizio ha accumulato quasi 2,4 milioni di euro, grazie alle donazioni dei fedeli, e li ha depositati sul conto corrente aperto in una banca svizzera. Don Alessandro Menzio, l'ex parroco della Gran Madre di Dio, la chiesa monumentale di Torino che guarda scorrere il Po dai piedi della collina, è stato indagato per appropriazione indebita.


Il sostituto procuratore Giuseppe Riccaboni, che ha coordinato le indagini della guardia di finanza, ha inviato al sacerdote 75enne e al fratello, anche lui indagato, l'avviso di conclusione indagini. La procura deciderà nei prossimi giorni se chiedere l'archiviazione o il rinvio a giudizio. Gli accertamenti sono scattati nel 2016, alla pensione dell'anziano parroco. Prima di passare le consegne al suo successore, il prete ha deciso di far rientrare in Italia quei capitali. Una operazione sospetta, che ha dato il via agli accertamenti delle fiamme gialle e al sequestro dell'ingente somma di denaro. La recente riforma del reato di appropriazione indebita prevede, per poter indagare, che le persone offese sporgano querela. Così, per procedere con l'inchiesta, la parrocchia della Gran Madre di Dio - uno dei monumenti simbolo di Torino che, secondo la leggenda, custodisce il Sacro Graal - ha dovuto sporgere denuncia contro quel sacerdote che l'aveva retta per più di vent'anni: ne era infatti diventato il reggente nel 1984, dopo esserne stato a lungo il viceparroco.


Un gesto sofferto, si apprende dagli ambienti parrocchiali dove viene ribadita la «stima immutata» nei confronti di un prete umile, conosciuto da tutti e molto apprezzato nel quartiere. Il conto corrente elvetico, per altro, sarebbe stato aperto per mettere al sicuro quei risparmi. Impeccabile, secondo quanto si apprende, anche la gestione dei soldi: il prete non avrebbe mai effettuato alcun prelievo. Nei mesi scorsi gli inquirenti sono riusciti a ottenere il sequestro cautelativo della somma di denaro che, dopo essere stata depositata sul Fondo unico giustizia, è stata destinata alla parrocchia torinese. «Abbiamo fatto il possibile per tutelare la parrocchia - si limita a dichiarare l'avvocato Simone Vallese, che tutela la Gran Madre di Dio -. L'interesse che abbiamo perseguito è stato realizzato grazie alla collaborazione con procura e indagati».
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Il Messaggero