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«Il mondo ha bisogno di capire che Hamas è criminale». C'è anche questo obiettivo nelle visite che stanno compiendo in Europa e negli Stati Uniti i famigliari degli ostaggi israeliani. Far capire, sensibilizzare, combattere l'odio. Oltre a chiedere che i loro parenti tornino a casa sani e salvi, come Nurit Yitzhak e Yocheved Lifshitz. Sono arrivati anche a Roma alcuni parenti degli israeliani rapiti e assassinati da Hamas lo scorso 7 ottobre, ribattezzato il "Sabato nero". La delegazione incontrerà le cariche istituzionali, parlamentari e figure chiave della comunità ebraica. L'obiettivo è riportare a casa gli ostaggi israeliani tenuti da Hamas nella Striscia di Gaza ma anche sensibilizzare su quello che è successo quel sabato, sulle razzie, gli omicidi, le violenze.
Guerra Israele, i parenti degli ostaggi arrivano a Roma: «Vi prego aiutateci a riaverli a casa, Hamas è criminale»
Una delegazione simile è volata anche a Londra: i familiari sono intervenuti a una manifestazione a sostegno di Israele a Trafalgar Square, con oltre 15.000 partecipanti e hanno incontrato i membri del parlamento britannico. L'iniziativa è organizzata dal Ministero per gli Affari della Diaspora, dal Ministero degli Affari Esteri, dell'Iniziativa Ami e dell'organizzazione Gesher, per accrescere la consapevolezza nel mondo sulla necessità immediata di rilasciare tutti gli ostaggi israeliani.
Hanno potuto incontrare la premier Meloni, il vicepremieri Salvini, il Ministro della Difesa Crosetto, i Presidenti del Parlamento italiano e del Senato.
Prima di partire per Roma, Ilan Regev, padre di Maya e Itay, tenuti in ostaggio a Gaza, ha dichiarato: «Il nostro obiettivo ultimo è riportare i nostri figli a casa e salvare loro la vita. Diffondendo la verità e spiegando al mondo che i nostri figli e cittadini innocenti sono trattenuti contro la loro volontà, spero che la pressione internazionale ci aiuterà a ottenere l’immediato ritorno dei nostri figli sani e salvi».
Adar Eylon, sorella di Shira, assassinata dai terroristi di Hamas nel corso del festival musicale a Re'im, ha detto: «Ho promesso a mia sorella al suo funerale che avrei fatto tutto ciò che era in mio potere, per far sapere al mondo intero quello che ha passato». «Il fatto che una donna innocente sia stata uccisa e che i paesi di tutto il mondo protestino contro di noi è insopportabile», ha aggiunto. Shira ha contattato suo padre sabato mattina e gli ha detto che stavano cadendo dei missili, e da allora non ha più risposto al telefono. «Il telefono è stato successivamente localizzato a Gaza, quindi inizialmente abbiamo creduto che fosse stata rapita». Ma poi è stato ritrovato il corpo.
Maya, 21 anni, aveva gridato: «Mi sparano, ci stanno uccidendo, ti amo». Nel video pubblicato quella notte, ha visto suo figlio Itay, 18 anni, in un camioncino in mezzo ad altri ragazzi rapiti. Due giorni dopo, un ufficiale militare ha confermato alla famiglia che i due erano stati rapiti a Gaza. «Al di là di questo non sappiamo nulla», ha detto ieri prima di salire sull' aereo per Roma al quotidiano Yedioth Ahronot.
Chen Eshet, cugina di Avytar David, 29 anni, rapito al festival Ra'im, ha affermato che «lo scopo del viaggio è creare quanta più pressione possibile e aprire quanti più canali di comunicazione possibili che portino al rilascio dei rapiti o almeno all'inizio dei negoziati», riporta Yedioth Ahronot. Tra gli ostaggi c'è un 75enne, figlio di sopravvissuti all'Olocausto, ha un problema cardiaco e ha bisogno di assumere farmaci quotidianamente. Alla delegazione a Roma parteciperà anche il figlio Yuval: «Spero che il mondo capisca che i vecchi sono malati come mio padre e i bambini non sono prigionieri. Che capiscano che Hamas è un criminale di guerra».
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Il Messaggero