«Paziente fumatore, omosessuale, compagno fisso», è bufera ad Alessandria per la nota di dimissione dall'ospedale di un uomo che si era presentato al...
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Adolescente transgender stuprata da tre uomini la prima notte da donna ad Anversa
L'uomo si era presentato al pronto soccorso in preda a un fortissimo mal di testa. Le prime cure non erano bastate e si era deciso il trasferimento nel reparto malattie infettive. Poi, il congedo. Ma il paziente riferisce di comportamenti che gli sono sembrati quanto meno insoliti: per esempio, il test per l'Hiv (esito negativo); o le domande del tipo »conferma che questo signore è il suo fidanzato?«. Fino alle ultime righe della lettera di dimissioni: »Nega allergie, omosessuale, compagno stabile«.
»È inaccettabile« tuona il Pd per voce del segretario regionale Paolo Furia e dagli esponenti locali Fabio Scarsi e Rapisardo Antinucci. »Siamo nel 2019 e dobbiamo ancora sottolineare che l'omosessualità non è una malattia. Inseriremmo mai in una lettera di dimissioni 'eterosessuale con fidanzatà?«. Le associazioni Lgbtqi, che non mancano di ricordare come a giugno Alessandria abbia ospitato un Pride molto partecipato, scendono sul piede di guerra: 'Tessere le identità' annuncia per lunedì un incontro chiarificatore con la direzione sanitaria e si dice pronta, se è il caso, a proporre »un percorso di sensibilizzazione sui temi dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere che coinvolga tutto il personale medico- infermieristico«. Ma dall'ospedale si rammaricano per quello che, a giudizio degli operatori, si presenta come un gigantesco equivoco.
»La Struttura di Malattie Infettive - spiega la direzione sanitaria - segue da anni centinaia di pazienti con vari orientamenti sessuali senza alcun pregiudizio e senza che con alcuno siano mai evidenziati problemi. Ci dispiace molto se in questo caso il paziente possa essersi sentito discriminato. Ma una anamnesi deve raccogliere tutte le informazioni personali e cliniche utili all'eventuale processo di cura: sono dati sensibili che appartengono soltanto al rapporto strettamente personale fra medico e paziente e sono tutelati dalla riservatezza della cartella clinica. Nel caso specifico, l'informazione è stata concordata tra il medico e il paziente, il quale ha anche voluto che il redattore sottolineasse alcuni aspetti e ne omettesse altri«. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero