Delitto di Pordenone, confermato in Cassazione ergastolo per Giosué Ruotolo: uccise i fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone

È stata confermata dalla Cassazione la condanna all' ergastolo per Giosuè Ruotolo, accusato di aver ucciso a Pordenone, per motivi di rabbia e gelosia, la coppia...

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È stata confermata dalla Cassazione la condanna all' ergastolo per Giosuè Ruotolo, accusato di aver ucciso a Pordenone, per motivi di rabbia e gelosia, la coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, uccisi la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del palazzetto dello sport. La suprema corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa di Ruotolo contro la sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Trieste il primo marzo 2019. Il verdetto aveva convalidato quello emesso dalla Corte di Assise di Udine l'8 novembre 2015 che aveva inflitto per prima il carcere a vita all'imputato.

 

Trifone Ragone, militare, originario di Adelfia (Bari), 28 anni, e Teresa Costanza, 30 anni, assicuratrice milanese di origini siciliane, laureata alla Bocconi, furono uccisi nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone da Giosuè Ruotolo, ex militare di Somma Vesuviana (Napoli) - ventottenne quando commise il delitto - che sparò sette colpi di pistola da molto vicino colpendo prima Trifone mentre saliva in macchina lato passeggero e poi la sua compagna.

In primo grado il pm Pier Umberto Vallerin aveva sottolineato che Ruotolo, unico imputato, aveva «commesso gli omicidi per salvare la sua carriera» e che «l'odio verso Trifone e la gelosia verso Teresa lo avevano assalito già da tempo. Togliendoli di mezzo sparivano due rivali, due minacce viventi, due persone verso cui covava odio già da tempo». Ad avviso di quanto stabilito dalla Corte di Assise di Appello, non si trattò di un delitto «di impulso» ma venne «premeditato, accuratamente studiato nei dettagli» probabilmente dettato da una «rabbia di Ruotolo verso Ragone» che si «trasmutava in odio e in vera e propria sete di vendetta». Secondo i giudici di merito, Ruotolo si è è costruito un «alibi falso» e «si è reso responsabile di tutta una serie di 'bugie' e di 'reticenze' che »rappresentano, complessivamente considerate, un ulteriore, certo, grave indizio a suo carico«. Tra un mese circa saranno depositate le motivazioni del verdetto della Cassazione.

 

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Il Messaggero