Vicari: un libro sulla morte di Emanuele Morganti per raccontare il punto di vista delle vittime

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"Ero a Palermo per un lutto familiare e apro il giornale: era il 25 marzo 2017 e c'era la faccia di Emanuele sul giornale, e la Land Rover con guida inglese di un nostro amico comune. Della morte di Emanuele, giovane amico della nostra famiglia, con il papà Peppe, ho saputo così". Daniele Vicari è uno dei registi di riferimento del cinema italiano: pluripremiato da David e Nastri d'argento, ha sentito l'esigenza di scrivere stavolta. Un reportage che è un racconto intimo: il terribile omicidio di Emanuale Morganti, il ragazzo di Alatri massacrato di botte dopo una lite in discoteca ha vissuto da pochi mesi il primo epilogo processuale. Vicari nelle 370 pagine di "Emanuele nella battaglia" racconta il tempo lunghissimo che porta la famiglia Morganti a vivere nel frullatore di veleni delle polemiche social, dell'attenzione mediatica, di una casa aperta a tutti che si trova invasa da orecchie indiscrete di una comunità di provincia che scopre - dopo il massacro di Emanuele - di avere tanti peccati da scontare. E Vicari entra dentro "la tragedia di una famiglia, da uomo di cinema vedo che resta sempre forte la fascinazione per i personaggi negativi, che si tralasciano le vittime come fossero elementi statici della vicenda. Qui racconto l'eccezionale forza d'animo della mamma Lucia; l'Antigone Melissa (la sorella di Emanuele) alla ricerca della verità". Vicari si trova nella vicenda con lo sguardo di chi conosce da vent'anni i Morganti: "Io sono contrario alla caccia, ma Emanuele e il papà erano cacciatori e da Alatri venivano a Collegiovane, in provincia di Rieti, dove sono nato io e dove mia madre gestisce il bar frequentato da cacciatori di tutta la regione. Li conosco benissimo. E per questo si sono fidati del mio racconto per far capire al mondo le ragioni di chi subisce una violenza così grave e non figlia del caso. In casi del genere si parla di violenza senza motivo, nel mio libro spieghiamo che di motivi questa società ne offre fin troppi". Se questo racconto diventerà un film è legittimo chiederlo al regista di Sole Cuore Amore: "Lo farò quando sarà giusto. E' ancora troppo forte il colpo emotivo".
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Il Messaggero