Natale chiuso per Covid, un danno da 110 miliardi di euro

Il progressivo aumentare delle zone rosse rischia di tradursi prima di Natale in un lockdown più o meno generalizzato in grado di determinare una caduta del Pil nel 2020 a...

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Il progressivo aumentare delle zone rosse rischia di tradursi prima di Natale in un lockdown più o meno generalizzato in grado di determinare una caduta del Pil nel 2020 a doppia cifra e di costare all’economia italiana altri 25 miliardi. È scritto nero su bianco nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, nella parte dedicata agli effetti previsti in uno scenario avverso di recrudescenza dell’epidemia come quello odierno. Nella Nadef approvata a inizio ottobre, quando la situazione sembrava ancora sotto controllo, si prevedeva una contrazione del Pil nel 2020 del 9 per cento che sarebbe potuta arrivare però al 10,5 per cento in caso di nuove chiusure e restrizioni su tutto il territorio dovute ai contagi. 

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Preoccupa anche l’occupazione: nel secondo trimestre del 2020 l’Istat ha rilevato che per effetto della pandemia e delle limitazioni sono andati in fumo oltre 800 mila posti di lavoro, emorragia che rischia di aggravarsi ulteriormente. Per Confartigianato, che rappresenta più di 500 mila aziende particolarmente esposte alle misure anti-Covid del governo e che durante il primo lockdown hanno subìto mediamente un calo del fatturato del 60 per cento, un’impresa associata su tre rischia di non superare una seconda serrata prolungata nel tempo. Per l’Ufficio studi di Confcommercio ci sono 30 miliardi di euro di consumi aggiuntivi a dicembre da salvare. Nell’ultimo mese dell’anno la spesa complessiva per consumi vale attorno ai 110 miliardi di euro (su un totale annuo di 900 miliardi) grazie alle tredicesime e alle feste natalizie. Gli impatti macroeconomici della recrudescenza del virus, per quanto difficili da quantificare, sono finiti nel mirino anche dell’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui si può stimare che gli effetti negativi sul Pil del quarto trimestre potrebbero andare dai tre punti percentuali agli otto punti nello scenario più sfavorevole. Risultato? «La variazione del prodotto interno lordo nel complesso del 2020 ne risulterebbe intaccata di uno o due punti percentuali», ha spiegato l’Upb, i cui numeri sono sostanzialmente in linea con quelli del governo. Unica consolazione: rispetto al lockdown di primavera quello che va profilandosi ora dovrebbe essere leggermente meno oneroso, almeno stando all’Ufficio studi di Confindustria. I tecnici di viale dell’Astronomia avevano calcolato infatti nei mesi scorsi che la prima serrata aveva causato una perdita pari allo 0,8 per cento del Pil per ogni settimana di chiusura totale, circa tredici miliardi di euro, quasi due miliardi al giorno. Ma va detto anche che le conseguenze sull’economia determinate in questa fase dall’ampliarsi delle zone rosse impatteranno pure sull’anno prossimo, strozzando sul nascere l’atteso rimbalzo del prodotto interno lordo nel 2021. 
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Il Messaggero