OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il documento è datato 1623, esattamente 400 anni fa: si tratta del faldone nel quale venne registrato il primo "Esposito" della storia. Era un bimbo "gettato" nella ruota degli Esposti, all'Annunziata al quale venne dato, come nome di battesimo, Fabritio.
La storia
In quel momento iniziava la storia di un cognome che è diventato il simbolo di una città, che oggi viene portano con orgoglio ma che, nei secoli scorsi, fu considerato simbolo di infamia. All'ospedale dell'Annunziata tutti i bimbi abbandonati si chiamarono Esposito per i successivi duecenti anni (in realtà furono 191 anni): nel 1814 fu Gioacchino Murat a imporre la "rimozione" di quel cognome. Si aprì, così, un lungo periodo di cognomi inventati, giorno per giorno, dalle suore che accoglievano i piccini.
L'archivio
Il nostro giornale ha avuto la possibilità di consultare, qualche anno fa, le antiche documentazioni custodite nell'archivio dell'Annunziata: sul Mattino venne pubblicata, in esclusiva, la fotografia del primo "atto di nascita" di un Esposito, la stessa che vedete in cima a questa pagina.
La ruota degli esposti
La ruota degli esposti è stata chiusa il 22 giugno del 1875, anche se i bimbi di Napoli sono stati accolti nel brefotrofio fino al 1980. Quella struttura era nata per accogliere solo neonati, ma alcune madri, disperate, lasciavano anche bimbi più grandi: li cospargevano di olio per consentirgli di attraversare il meccanismo. Troppo spesso quel passaggio causava fratture e lesioni interne alle creature, così lo spazio per deporre i bimbi fu ridotto da un palmo quadrato a tre quarti di palmo.
Quando le bambine accudite all'Annunziata crescevano ed arrivavano all'età da marito, veniva organizzata una festa danzante nel bellissimo salone del brefotrofio. Erano invitati tutti gli uomini senza moglie della città, ma si presentavano, abitualmente, le persone più avanti con gli anni, senza più speranze di trovare una sposa. Durante quegli incontri si svolgeva il rito del fazzoletto: le ragazze lo lasciavano cadere, chi si chinava a raccoglierlo le aveva scelte come spose.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero