Sono state reclutate in Nigeria, dove sono state sottoposte a riti voodoo e convinte a raggiungere l'Italia con la promessa di un lavoro normale. Invece, sono state soggiogate...
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A pesare sulla sentenza la perizia chiesta dal giudice all'esperta Alessandra Brivio che, esaminati gli atti e sentite le persone offese, ha ritenuto condizionanti i riti a cui le vittime sono state sottoposte in Nigeria. Le vittime hanno raggiunto Milano dopo un lungo viaggio, ma una volta arrivate nel capoluogo lombardo sono state costrette a prostituirsi dietro percosse e minacce legate al presunto potenziale letale del rito voodoo e quindi al timore per la propria vita e per quella dei familiari. Nella perizia si evidenzia come «Il juju (il rito voodoo, ndr) è un meccanismo coercitivo, un dispositivo di controllo a distanza, stabilito da chi gestisce la rete della tratta, a cui tutti credono e che viene imposto a donne in posizione di forte vulnerabilità». «La paura indotta dal juju - prosegue l'esperta - pone le donne in una situazione di totale dipendenza e le tiene sotto stretto controllo attraverso la minaccia di ammalarsi, impazzire e morire, anche se apparentemente sono libere di muoversi e quindi teoricamente di scappare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero