Solo i titolari della protezione internazionale avranno diritto ai servizi di «integrazione e inserimento» che fino ad oggi erano pensati per garantire una...
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Le linee guida scaturite dal Tavolo con Regioni, Comuni ed esperti del settore confluiranno ora in un decreto del ministro dell'Interno che sarà inviato prima alla Corte dei Conti e, una volta ottenuto il via libera, alle prefetture: sostanzialmente vengono individuati 6 bandi-tipo per i servizi d'accoglienza, uniformi su tutto il territorio nazionale, in base alla grandezza dei Centri: 150 posti, 300, 600, 900, 1000. L'ultimo riguarda invece l'accoglienza «individuale», vale a dire tutti coloro che sono ospitati negli appartamenti e che rappresentano l'80% dei soggetti ad oggi inseriti nel sistema. Più è grande il Centro, più i costi da mettere a base d'asta saranno contenuti, con un minimo di 19 euro a migrante per le strutture fino a mille persone ad un massimo di 26 per chi è negli appartamenti. Ma cosa cambia nella sostanza per i 144mila migranti oggi nel circuito dell'accoglienza? Il direttore del Dipartimento immigrazione e libertà civili del ministero, Gerarda Pantalone sostiene che «nulla viene tolto» e ai migranti vengono garantiti «tutti i servizi previsti dalle direttive europee per garantire la dignità della persona umana», vale a dire «il servizio di assistenza alla persona» (mediatore culturale, informazione su diritti e doveri, assistenza sociale) ma anche «assistenza sanitaria, preparazione pasti, lavanderia, l'igiene ambientale, kit di ingresso, pocket money e scheda telefonica (5 euro)».
Ma è lei stessa ad ammettere che saltano «i servizi di integrazione e inserimento nel tessuto territoriale, perché questi vengono riservati ai titolari di protezione internazionale» e «dunque verranno riservati in un secondo momento».
Il Messaggero