Messina, Mafia: Dia confisca oltre 7 milioni di euro a imprenditore nel messinese

Messina, Mafia: Dia confisca oltre 7 milioni di euro a imprenditore nel messinese
La Direzione investigativa antimafia ha eseguito un decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Messina, a carico di un imprenditore edile di Barcellona Pozzo di Gotto, risultato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito un decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Messina, a carico di un imprenditore edile di Barcellona Pozzo di Gotto, risultato «contiguo alla famiglia mafiosa barcellonese storicamente egemone nella fascia tirrenica della provincia messinese».

 

 

Il provvedimento scaturisce dalle indagini economico-finanziarie condotte dalla Dia in stretto raccordo con la Procura distrettuale diretta da Maurizio De Lucia. La confisca ha interessato due imprese edili del Messinese, 21 immobili tra la provincia di Messina e Crotone, 9 autoveicoli e un motociclo e rapporti finanziari il cui valore complessivo è stimato in ben oltre 7 milioni di euro. Con il procedimento 'Gotha VIÌ è stata confermata, spiega la Dia, la «caratura criminale» dell'imprenditore, condannato per estorsione aggravata per aver agevolato l'attività di Cosa nostra. Diversi collaboratori di giustizia hanno indicato l'imprenditore edile «intraneo al gruppo mafioso dei barcellonesi».

 

 

Le indagini hanno permesso di accertare come le ingenti disponibilità economiche e patrimoniali accumulate dall'uomo nel periodo oggetto d'indagine non fossero giustificate da «fonti lecite di guadagno», ma espressione di «reinvestimento dei proventi derivanti dall'attività estorsiva alla quale l'imprenditore è stato dedito con costanza». 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero