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Ambiente, Enea: 67 sensori-termometro per studiare la febbre del mar Tirreno
Il dossier
A Miramare (Trieste) nell'agosto 2021 è stato possibile evidenziare la relazione tra una moria di spugne nere dovute alla presenza di solfobatteri e un'ondata di calore in mare. Lo ha rivelato il secondo rapporto del progetto Mare Caldo di Greenpeace e Università di Genova, presentato Trieste: in particolate è stata rilevata un'anomala «ondata di calore» a giugno 2020 all'Isola d'Elba e all'Area Marina Protetta di Portofino, con temperature che in pochi giorni e per un periodo di tre settimane hanno registrato un aumento di circa 1,5 gradi centigradi rispetto al valore medio mensile, fino a 35-40 metri di profondità. Questi shock termici, registrati anche in Spagna e Francia nello stesso periodo, si sono rivelati particolarmente dannosi per gli organismi sensibili come le gorgonie, specie simbolo dell'habitat a coralligeno del Mediterraneo.
Il progetto Mare caldo
Il progetto Mare caldo è iniziato a fine 2019 con una stazione pilota per la misurazione delle temperature fino a 40 metri di profondità installata da Greenpeace nel mare dell'Isola d'Elba. Dopo l'adesione nel 2020 di quattro Amp (Portofino in Liguria, Plemmirio in Sicilia, Capo Carbonara e Tavolara-Punta Coda Cavallo in Sardegna), nel 2021 si sono aggiunte l'Amp di Torre Guaceto in Puglia, Miramare in Friuli Venezia Giulia, Isola dell'Asinara in Sardegna e Isole di Ventotene e Santo Stefano nel Lazio. Oggi con l'adesione dell'Amp delle Cinque Terre e dell'Amp delle Isole Tremiti sono ben dieci le Aree Marine Protette che hanno deciso di aderire alla rete e di lavorare insieme a Greenpeace.
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