Medico romano precario salva donna sul treno, il Veneto gli offre un lavoro

Da precario a Roma a possibile dipendente dell'Uls 1 Dolomiti: a spianare la strada per un possibile impiego in pianta stabile per Carlo Santucci, medico romano di 33 anni,...

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Da precario a Roma a possibile dipendente dell'Uls 1 Dolomiti: a spianare la strada per un possibile impiego in pianta stabile per Carlo Santucci, medico romano di 33 anni, è stato l'intervento di soccorso durato 40 minuti che gli ha permesso di salvare martedì una 40enne toscana in arresto cardiaco sul treno Obb delle Dolomit che accompagna i cicloturisti dalla pista San Candido-Lienz fino alla stazione di Dobbiaco. Santucci è laureato in medicina e chirurgia, è abilitato alla professione e lavora come precario in una clinica di Roma.


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Si trovava in vacanza a Cortina, la terra in cui affondano le radici della sua famiglia e che frequenta fin da quando era bambino: in assenza di un defibrillatore, è riuscito a soccorrere la turista fino all'arrivo dell'eliambulanza. Ora quella prova concreta delle sue capacità potrebbe diventare un'opportunità di lavoro e un cambio di vita in un'altra regione. Il direttore dell'Azienda sanitaria bellunese, Adriano Rasi Caldogno, venuto a conoscenza di quell'interminabile massaggio cardiaco salvavita, ha contattato il medico per fissare un colloquio e capire dove poterlo inserire.

In ogni caso Santucci ha deciso di concorrere in Veneto per uno dei 320 posti banditi in Pronto soccorso, anche se si dichiara disponibile pure per uno dei 180 previsti in Geriatria. «La sua storia - commenta il governatore Luca Zaia - è la prova provata che il nostro progetto è valido». «Il mio sogno - ammette il medico - era di venire a lavorare in Veneto ed ecco che ieri mi ha chiamato il direttore dell'Uls chiedendomi se ci possiamo incontrare per parlare di lavoro. Non me lo aspettavo».


Si dichiara entusiasta di qualunque proposta: «vengo da una regione, il Lazio. in cui la sanità non è proprio il top - sottolinea - mi trasferirò sicuramente in Veneto. Devo solo capire e valutare le possibilità che mi si stanno aprendo». Santucci ricorda con un pizzico di commozione gli interminabili minuti della rianimazione. «L'emotività del momento era grandissima - confessa - anche per il pianto disperato della figlia della signora, una bambina di soli sei anni, attorno alla quale sembravano tutti paralizzati. Sono felice di aver salvato una donna ma non mi sento un eroe, non ho fatto nulla di speciale».
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Il Messaggero